Programmazione.

Ecco una delle parole più difficili di cui capire il significato, ma anche una delle parole più usate oggi in tutto il mondo. Programmazione didattica, educativa, informatica, aziendale, economica, sportiva e potrei continuare ancora a lungo, come mai dunque è così difficile riuscire a fare una buona programmazione. Una delle difficoltà maggiori è data dalla mancanza di umiltà che contraddistingue molti dei giocatori e allenatori italiani, i quali sapendo poco credono di sapere già tutto. Un’altra è sicuramente la difficoltà di riuscire a capire l’importanza di fare una ripetizione costante di movimenti che sono differenti, quando non contrari al nostro modo quotidiano di agire, al fine di riuscire ad assimilarli. Per noi è inusuale per esempio non guardare la fonte da cui parte un lancio o guardare il rimbalzo di una palla senza cercare di prevenirne la traiettoria, o ancora dovendo proteggere la testa non abbassarla. Solo una pratica costante ci fa avvicinare ad un mondo ed un modo diverso di vedere ed affrontare le cose. Solo dopo ore di addestramento e di prove un qb imparerà che per lanciare una palle non si deve abbassare la spalla del lancio, ma  ruotare il busto per aumentarne la lunghezza,  per esempio, e solo dopo anni di esperienza si sostituirà la logica del rotolamento di una palla sferica rispetto al rotolamento di una palla ovale, che in virtù della sua forma offre molte più variabili della precedente. Una palla sferica con qualsiasi punto entri in contatto con il suolo o una mano od un corpo avrà sempre il medesimo comportamento, una palla da football no. A seconda che tocchi con la punta, con una parte di essa o comunque in punti diversi avrà comportamenti diversi per noi inusuali, proprio in virtù della grande confidenza che sviluppiamo fin da piccoli con la palla sferica. Pensate come è goffo un bambino le prime volte che gioca con una palla, quanta fatica faccia a capire in anticipo l’ampiezza dei rimbalzi e la loro direzione. Ora pensate a quanto più è difficile per un ragazzo che da tanto tempo ha assimilato quella logica,  doversi adattare ad una totalmente diversa. Questo rimane uno dei vantaggi che i ragazzi americani avranno sui nostri. Fin ora abbiamo solo parlato della palla e del suo modo di relazionarci con essa. Pensate a quante altre cose innaturali esistono in questo sport e vi renderete conto del perché in questo sport è necessario allenarsi tanto e svolgere, in base al ruolo,  molte ripetizione del medesimo esercizio, fino a quando il nostro cervello non sarà riuscito a sostituire la logica precedente con quella del nostro sport. Un po’ come cambiare il sistema operativo per un computer. Ovviamente per raggiungere questi obbiettivi ci vuole gente competente che sappia scomporre le varie parti di una azione complessa, e che intervenendo,  modificando le componenti di tale azione , ne costruisca una nuova idonea. Tutto ciò non sarà mai frutto del caso, ma solo di una buona programmazione. Per questo la presenza costante agli allenamenti permette ad un giocatore di migliorare sensibilmente. Questo  è solo uno degli aspetti che vengono toccati negli allenamenti, ai quali bisogna poi aggiungere, la preparazione fisica ed atletica e l’amalgama con il resto dei giocatori. Si, per diventare un buon giocatore di football, non conta quanto siete grossi, conta quanta voglia avete di imparare e di seguire una corretta programmazione, settimana dopo settimana, passo dopo passo. Questo sport non si impara giocandolo, lo si impara in allenamento e lo si perfeziona  giocandolo. Capire e mettere in pratica questo vuol dire essere sulla buona strada per diventare un buon giocatore. Esattamente come nella vita. Si studia per sostenere un esame, non si sostiene un esame per imparare, a meno che non si sia presuntuosi e irresponsabili. Per questo il football americano non è uno sport per tutti. Tutti si possono vestire da football ma pochi sono i giocatori, e la differenza non la fa certo solo il fisico.