La vittoria di un programma

Domenica è successo un evento strano, all’olimpico di Roma la nazionale azzurra ha battuto la nazionale francese di rugby davanti ad un pubblico numeroso e mediamente più sportivamente educato di quello che normalmente assiste alle partite di calcio. Non è stato un caso, in molti sostenevano che la cosa era nell’aria, ma cosa vuol dire che la cosa era nell’aria?  Semplicemente che tutti si era accorti che la nazionale stava facendo un passo dopo l’altro, seguendo un suo PROGRAMMA, stilato almeno quattro anni fa corretto in corso d’opera nei dettagli, ma con le idee chiare su quali cose privilegiare e quali no. Hanno deciso che la nazionale avrebbe dovuto diventare il mezzo trainante, hanno investito i tanti milioni che sponsor e tv gli fornivano con un unico obbiettivo, farsi che le sconfitte della nazionale facessero diventare simpatici quei ragazzi che nonostante le batoste facevano di tutto per provarci e questa credo sia stata certamente l’operazione più difficile, nel frattempo quegli stessi ragazzi lavoravano duro per ottenere risultati, mentre altri venivano selezionati ed istruiti per abbassare l’età degli stessi, migliorare le loro prestazioni ed aumentare il numero dei probabili giocatori. Tutte le risorse sono state investite per questo motivo, sacrificando qualsiasi supporto alle squadre sia di seria a che di serie inferiori. A prova di ciò provate un po’ a chiedere in giro alla gente, troverete molti che sanno della partita di domenica, ma pochi che sanno quali sono le squadre che giocano il campionato di serie A ed i nomi di qualche giocatore. Oggi dopo tanto tempo il programma dei vertici del rugby giunge al suo compimento e come ogni dirigenza che si rispetti, hanno già un altro programma: cominciare a far conoscere qualche squadra tramite la  Hennicken Cup. Certamente come ogni programma anche questo aveva e ha dei difetti, ma l’obbiettivo preposto è stato raggiunto. Con molta pazienza, inserendo anno dopo anno qualche giocatore e preparando i sostituti, cambiando i tecnici, non per demeriti, ma perché ognuno di loro  portava il suo tassello nella costruzione di un giocatore  di rugby, cosi uno era giusto per migliorare la mischia, un altro per migliorare la fase statica, quello attuale giovandosi di fondamentali acquisiti può oggi dedicarsi a preparare tatticamente le partite. Si questa vittoria era nell’aria grazie ad un grande lavoro di tanti dirigenti che hanno stilato un programma, lo hanno seguito, aggiustandolo di volta in volta quando si accorgevano che un fase era finita ed era tempo di passare alla successiva. Bravi, bravi ovviamente anche a capire che il modo migliore per i nostri non era permettere agli stranieri di venire a giocare in Italia, ma mandare i nostri a giocare all’estero. Ora tutto sembra sia stato facile ma grandi risultati non arrivano mai in un giorno, non è facendosi vedere per televisione che i giocatori migliorano,  non è portando migliaia di ragazzi a provare che  automaticamente si migliora, sicuramente si aumenta la base, ma se non si hanno allenatori preparati, strutture pronte a riceverli, insomma una grande organizzazione e grandi competenze sui fondamentali, quella massa di persone andrà sprecata, ritenendo quello sport uno sport di elite e relegandolo dopo poco al ruolo che una mancanza di programmazione gli fa meritare. Plaudiamo ai ragazzi che domenica ci hanno fatto sentire orgogliosi di essere italiani, plaudiamo ai dirigenti che hanno vinto questa tappa importante, a noi rimane la speranza che il loro esempio faccia radicare in noi stessi e  ai nostri giocatori  l’importanza di avere un programma e di non fare scelte senza sapere cosa succederà domani o sperando in miracoli. Le nostre scelte sono fatte in questo senso, per questo ogni anno vi spieghiamo il programma e cerchiamo di rispettarlo, tenendo conto delle vostre esigenze, delle nostre possibilità economiche e della realtà in cui viviamo.  Grazie azzurri ed un grazie alla F.I.R.