Le emozioni di un capitano (2 parte)
Riparte il nuovo anno, Randy approda in defence e inizia a formarci sui fondamentali perché lui vuole un muro non una semplice difesa. Prima partita chi abbiamo? I Bengals. Tutto inizia da dove avevamo lasciato…tensione a mille ma avevo un buon presentimento perché il lavoro che stava facendo Randy ci dava consapevolezza dei nostri mezzi. Potevamo essere davvero forti se giocavamo come ci stava insegnando e cosi espugnammo il loro campo, fino ad allora rimasto inviolato. Questo risultato ci fa ben sperare per il proseguo e la mia voglia di far parte a pieno in questa stagione si fa prorompente. Arrivano i primi sack, arrivano i primi force fumble arrivano le gangtackle stiamo iniziando ad essere una difesa davvero cazzuta vinciamo il girone e arriviamo al 33° Superbowl contro chi???…certo, contro i Bengals ricorrenti come un incubo. Le paure, anche a sto giro, ci sono e ci saranno sempre, mi accompagneranno fino all’ingresso in campo. kick-off e via si parte con la difesa, prima azione e riusciamo a contenerli, ma segnano comunque un field goal da 3 punti. Hanno, però, già capito che a sto giro ci siamo. Azioni su azioni respingiamo tutti i loro attacchi alla nostra end zone. Commettiamo ancora tanti errori di tecnica ma quello che ci sta man
dando oltre l’asticella è il cuore, oltre alla consapevolezza del lavoro svolto. Essere in campo e giocare non per noi stessi, ma insieme ai compagni ed essere per la prima volta una vera squadra in campo. Si vede sui placcaggi, arriviamo in 4 alla volta, volano sack, fumble, incompleti. Sapevamo che era nostra, in fondo lo sapevamo, dovevamo solo fare quello per cui eravamo in campo placcare di brutto. Muri ha diretto il nostro attacco eseguendo le chiamate, e tutti insieme abbiamo conquistato la vittoria del 33° Superbowl. Al fischio finale era tanta la gioia, finiva una rincorsa cominciava un’altra corsa. Le emozioni provate li, in qu
ella sera le terrò con me per sempre. Ho pianto dalla gioia perché una volta nella vita mi trovo a far parte di un qualche cosa di speciale, ho pianto perché li c’erano i miei genitori che non mi sono mai venuti a vedere, c’era mio padre a cui solo ora posso rispondere alla domanda che mi fece: Vuoi sapere perché ho lasciato il calcio dove ero una promessa ?. Perché il football mi ha riempito la vita e mi ha regalato emozioni indescrivibili. Dalle persone conosciute a quelle che conoscerò, ai sacrifici che ho fatto a quelli che farò, perché sento dentro di me di aver scoperto non solo una squadra ma qualcosa di più, di molto di più.Ecco questo è il mio percorso nei Rams in 4 anni devo ringraziare tutti voi : Big, Randy, Marco, Vice, Mattone, Alfredo, Tiziana, tutta la offence e tutta la defence, tutti indistintamente per me siete speciali, perché ognuno di noi mi da la possibilità di crescere come persona e come giocatore.
Filo #53
Rams semper fidelis