Aiutiamo il football a sopravvivere

Sentiamo spesso parlare sui vari forum da finti addetti ai lavori di come per loro siano ininfluenti due o tre mila euro all’anno di spesa in più o in meno. Mi sarebbe piaciuto che fossero loro a pagare il pullman per i ragazzi di Faenza per venire a Milano. La realtà italiana è piuttosto un’altra: il football americano è uno sport costoso e la nazione vive un momento di crisi dura. I giornali fanno titoloni grandi dicendo che molte famiglie non arrivano alla terza settimana e nessuno pensa che quelle stesse famiglie hanno magari dei figli che vorrebbero fare sport ma che non se lo possono permettere. Alcuni di quelli che di football pensano di capirne, scrivono che le società dovrebbero, potrebbero … senza rendersi conto che le società, quelle serie sono fatte dai giocatori, che sono loro che devono aggiungere i soldi che mancano, e che se è vero che venti euro a testa non sono molti, lo diventano quando sono gli ennesimi venti euro che vengono chiesti. Solo una grande organizzazione societaria e solo una associazione a fianco delle squadre che mantenga costi bassissimi, che sappia aiutare chi è in difficoltà, facendolo alla luce del sole e con il consenso di tutti gli associati, può permettere a più persone possibili di giocare a football. Noi non apparteniamo a quella schiera di dirigenti che sostiene che se non hai i soldi devi stare a casa, noi siamo fra quelli che ritenendo lo sport un momento formativo, siamo dell’idea che chi può deve contribuire a far praticare lo sport a chi vorrebbe, ma non ha i mezzi economici per permetterselo, o per permettersi di pagarne una parte. Per questo quando ieri un ragazzo di Faenza ci ha telefonato annunciandoci che oggi sarebbero venuti a giocare in auto, abbiamo apprezzato il loro rispetto per noi, per i nostri sacrifici e per lo sport. Avremmo preferito una email che ci spiegasse la situazione, avremmo preferito trovare dirigenti preparati e consapevoli delle difficoltà e del compito di gestire una squadra, e non disperiamo di trovarli in futuro, ma apprezziamo comunque il senso di responsabilità di coloro i quali stamattina prenderanno un’auto con i propri compagni per onorare un impegno preso. C’era un tempo in cui i giocatori di football li distinguevi perché al di la di alcuni comportamenti guasconi, erano uomini d’onore, che si battevano con grande agonismo ma sempre con grande rispetto. Oggi purtroppo molti pensano di essere grandi giocatori di football perché nascosti dietro a pseudonomi, scrivono tutto o il contrario di tutto, insultano senza sapere e soprattutto senza mettersi al servizio degli altri e del nostro sport. Sono bravissimi ad indicare dove sbagliano gli altri, ma spariscono come per incanto quando ci devono mettere la faccia. Si auto referenziano da dietro alla tastiera, parlano di tutto e del contrario di tutto, contraddicono stimati professori e allenatori della NFL, perché hanno letto su Wikypedia qualchecosa, come se un laurea in medicina o trent’anni di esperienza potessero essere contrapposti al parere di non si sa chi. Si il football è già entrato in un momento di grande crisi, si noi riusciamo a sopravvivere grazie allo sforzo di molti e alla capacità di aver previsto per tempo questa crisi, ma soprattutto perché c’è tanta gente che è disposta a mettersi in gioco amando questo sport non solo fino a quando giocano loro, ma anche quando devono fare sacrifici anche maggiori per permettere ad altri di giocare. Lo sport, questo sport, riuscirà a trovare una sua dimensione quando ci saranno persone disposte a fare i dirigenti per salvaguardare gli sforzi dei ragazzi mettendosi a loro disposizione. Troppo facile indicare cosa fare agli altri quando sono loro a pagare, troppo facile parlare senza fare. Siamo convinti che i ragazzi che oggi verranno a Milano, se verranno, sono uomini di football a prescindere dal risultato e come tali li rispetteremo. Il futuro del football e nelle mani di chi è disposto a sporcarsele sacrificandosi per gli altri e non solo per il proprio io. E’ il momento di tornare alle origini dove fare il dirigente non era un posto ambito ma una carica molto faticosa. E’ il momento di uomini come Vedovato che ogni mercoledì lavorava incessantemente al Manin, senza che nessuno di quelli che oggi si riempie la bocca con teoria risolutrici sappia neanche chi fosse. Senza di lui, che non aveva neanche mai giocato oggi non parleremmo di football. Sono  stati Vedovato,  Frisiani e tanti come loro la nostra ricchezza e la nostra fortuna oggi tocca a noi prenderne il posto, ognuno nella propria realtà per aiutare questo sport a continuare ad esistere. Non permettiamo l’ennesimo fallimento, pensiamo ai ragazzi e non agli europei.