Quando lo sport non è formazione.
Ho assistito trcrntrmrntr alla conferenza stampa trovata su Utube, di Alex Schwazer e sono rimasto allibito quando ha affermato che a soli ventitré anni lui correva ma non si divertiva, la sua unica aspirazione era quella di stare a casa sua con la famiglia e la sua ragazza a fare un lavoro normale. Noi eravamo convinti di essere in un paese libero, invece viviamo in una nazione che è riuscita ad obbligare un ragazzo ad allenarsi duramente in cambio di qualche centinaio di migliaia di euro prelevati dai contribuenti, ogni volta che vinceva, uno stipendio mensile da carabiniere e un contratto di sponsorizzazione di una importante multinazionale, più staff tecnici e medici gratuiti a sua disposizione. Scopriamo che lui avrebbe preferito rinunciare a tutto questo ma che è stata la grande pressione della Federazione e dei media che lo ha obbligato a continuare a marciare, in quanto nessuno avrebbe capito come mai un ragazzo con le sue doti e le sue potenzialità avrebbe dovuto smettere di marciare a soli venti anni. Quindi per cercare di accontentare tutti lui è andato in Turchia ha investito millecinquecento euro che sono più o meno lo stipendio che i contribuenti italiani gli pagavano mensilmente, ha comprato dell’eritropoietina da farsi in vena, ha passato la frontiera al ritorno, senza dichiarare di aver acquistato illecitamente un farmaco di cui in Italia è obbligatoria la prescrizione medica non ripetibile, pur essendo un carabiniere e quindi un pubblico ufficiale. Giornalmente si è poi iniettato in vena il farmaco in questione, all’oscuro di tutti, che naturalmente non vedevano dei buchi sospetti sulle braccia, sebbene girasse spesso in canottiera. Credo che un ragazzo con tutta questa determinazione nel trovare il doping, nell’imparare a farsi le endovene e a mentire a così tante persone avrebbe sicuramente speso meglio la stessa determinazione nell’ annunciare che era stufo di allenarsi tante ore al giorno e che si ritirava dalle competizioni, cosa che peraltro hanno fatto in molti, affermando che lo sport gli era servito ad imparare ad essere onesto, leale, e a saper soffrire, diventando un esempio per molti e non disonorando sia il giuramento fatto ai carabinieri, che quello fatto
alle Olimpiadi del 2008, meritatamente vinte. No caro signor Schwazer lei purtroppo non sarà di esempio a nessuno ma nonostante questo lei non si preoccupato di restituire agli italiani i soldi percepiti illecitamente. Ora però ci piacerebbe sapere quanti sono gli atleti che hanno pregato i dirigenti del CONI di smettere e a quanti il CONI a fatto pressioni per continuare? Dove sono i migliaia di giovani che il CONI ha fatto crescere grazie all’esempio di grandi campione tipo la Idem? Se dal numeroso vivaio che atleti come lei meglio utilizzate avrebbero dovuto crescere come mai le era a Londra come atleta e non come tecnico? Andate a guardare l’età media dei nostri atleti di punta, possibile che non riusciamo a creare dei vivai puntando sempre e solo sugli stessi atleti? La scherma riesce da anni a vincere, convincere e a creare sempre nuove campionesse e bravi tecnici, perché non copiare da loro? Possibile che dobbiamo schierare pugili di trent’anni e che malgrado i buoni risultati la federazione non investa sui giovani? Era necessario spendere un milione ottocentomila euro per Casa Italia a Londra ? Non era meglio investire i premi dati ai vincitori (centoquarantamila euro ad ogni oro) per portare lo sport nelle scuole? Il fallimento della gestione Petrucci, l’ultima per fortuna, è sotto gli occhi di tutti, è ora che lo stato investa i soldi per garantire il diritto allo sport a tutti e non una vita agiata a chi viene già ricompensato con stipendi dati dai gruppi sportivi militari o statali, oltre a lauti contratti pubblicitari. Più strutture sportive, più insegnanti qualificati, corsi per allenatori, visite mediche agonistiche gratuite sotto i venti cinque anni, tante sono le cose che si potrebbero fare con i soldi buttati per chi vuole fare dello sport una professione. Non possono essere gli italiani i loro datori di lavoro. Speriamo che il prossimo presidente del Coni ed il prossimo governo ne tengano conto.