Prevenire meglio che curare
Circa una trentina ieri sera al campo. Alcune assenze da influenza, altre da infortuni, altre da gite scolastiche, ma alcuna anche da pigrizia. Una squadra di football non è un dopo lavoro, o un solo luogo di ritrovo, è soprattutto un luogo di condivisione. In questo sport non è solo chi va in campo che conta, una squadra è fatta da tutti coloro che ne fanno parte, purché ognuno faccia al meglio il proprio compito. Non c sono scuse per non allenarsi, o per lo meno per non essere presenti all’allenamento. Nessuno studia dodici ore al giorno e quando qualcuno dice che deve studiare per il giorno dopo, sta facendo lo sport sbagliato. Gli stupidi improvvisano e non riescono a programmare il proprio futuro. Lo sport ci deve proprio insegnare a questo, questo è l’allenamento: fare qualcosa tutti i giorni per essere pronti quando dovremo affrontare le difficoltà, siano esse un interrogazione, un colloquio di lavoro o un impegno agonistico. Non ci si ammazza in palestra il giorno prima di un incontro agonistico, sarebbe non solo inutile, ma anche dannoso, così come non si studia dodici ore il giorno prima dell’interrogazione o non si prepara un colloquio con un cliente l’ultimo giorno. Se lo si fa può andare bene una volta, ma non è certo il metodo che auspichiamo. Per cui i genitori che tengono a casa i figli a studiare il giorno prima dell’interrogazione o dell’esame, stanno fornendo un cattivo insegnamento ai loro figli e gli stanno fornendo un alibi per l’insuccesso. Studiare o prepararsi vuol dire permettere al nostro cervello di apprendere, giorno dopo giorno, la quantità di informazioni che, ragionevolmente riesce a memorizzare e assimilare quotidianamente. Vi è una soglia oltre la quale non solo non riesce ma addirittura diventa dannoso. E’ come pensare di rieducare un arto lavorando diciotto ore al giorno. Il dire è stato a casa ha studiare tutto il giorno, è una presa in giro, è un voler nascondere a se stessi che, non avendo fatto niente per molto tempo, si cerca di gettare fumo negli occhi facendoci credere che con l’impegno di un giorno possa sopperire a lacune di mesi. Poche ore tutti i giorni permettono al nostro corpo e al nostro cervello di lavorare al meglio, con la soglia di attenzione e concentrazione al massimo, immagazzinando nozioni e comportamenti nel modo corretto e permettendo alla nostra mente di elaborarli. Questo è ciò che lo sport insegna ed amplifica, per questo incentivare lo sport nell’età scolare dovrebbe essere un dovere di una nazione civile e di genitori attenti. Quello che non si capisce è come mai molti genitori spendono soldi in ripetizioni ma fanno fatica a sostenere progetti sportivi. Dobbiamo riuscire a diffondere il principio che prevenire, in tutti i campi, è meglio che curare. Per questo chiediamo ai nostri ragazzi tutti di impegnarsi per continuare a dimostrare quanto da noi sostenuto da anni.