Il nostro futuro

Ieri per gli appassionati è stata giornata di Bowl. Guardando le molte partite mi chiedevo cosa avrebbero fatto tutti i giocatori che quest’anno avrebbero lasciato l’università e la risposta era semplice: avrebbero cominciato per la stragrande maggioranza a lavorare facendo tesoro di quello che l’esperienza sportiva gli aveva e ha insegnato. Pochi altri andranno nei professionisti o nei semi professionisti e ancora meno cominceranno la carriera di allenatori. Prendiamo in esame questi ultimi. Secondo voi esistono in America corsi per allenatori? La risposta è no. No, perché per imparare le cose basi basta prendersi un libro, e ce ne sono tanti e in breve si sa quali sono gli ultimi criteri di preparazione atletica, le formazioni base, gli obbiettivi di ogni formazione, ma tutto questo non fa un allenatore. Quello che l’American Football Coaches Association fa, è dare opportunità alla sua convention, di far incontrare chi pensa di avere le attitudini per fare il coach, con chi coach lo è sicuramente, per permettergli di rubare il mestiere di questi. Fa in modo che ognuno possa imparare quali sono le caratteristiche che fanno si che un uomo diventi un grande allenatore rispetto ad un buon allenatore o ad uno scarso allenatore, ma quello che soprattutto fa l’Associazione è stabilire un codice etico comportamentale di chi dovrà occuparsi della formazione di tanti ragazzi.
Si perché se è vero come vero che a certi livelli, dove girano molti soldi il vincere è un imperativo, nella stragrande maggioranza della squadre di football il coach è e deve essere un punto di riferimento per i ragazzi. Un istruttore tecnico certamente, ma anche un motivatore, un comunicatore, un confessore in alcuni casi, ma soprattutto un esempio. Per questo l’osservazione del codice etico dell’AFCA è stato preso immediatamente dalla FIF come la base per i nostri allenatori.
Ho avuto la fortuna di conoscere molti coach di grande livello, nella mia carriera, se i risultati su di me sono stati scarsi la colpa non è sicuramente loro ma mia. Quello che mi ha sempre impressionato anche recentemente è stata la grande disponibilità di quelli che ho stimato di più. Da Rutigliano, a Cannon da Brown a Dungy, da Randy ,nostro attuale coach, ai tanti suoi amici , tutti sono sempre al servizio dei ragazzi e nessuno di loro si è mai lamentato di quello che avevano, ma hanno sempre cercato di ottenere il massimo da quello che trovavano. Anche quest’anno come negli anni passati avrò la fortuna diincontrare tanti di questi uomini alla convention e da ognuno di loro spero di poter riuscire ad apprendere, non una schema particolare, quello lo leggo sulle numerose riviste che ricevo, ma il loro modo di comunicare, di riuscire ad entrare in empatia con il proprio interlocutore, di motivare ed entusiasmare in pochi minuti chiunque li avvicini. Questo è quello che anche quest’anno mi aspetto dalla convention, questo è il motivo per cui andrò a Dallas. Quest’anno poi avrò anche altri compiti istituzionali. L’incontro con un capo arbitro che ha diretto un Super Bowl, che si è messo a disposizione per aiutarci a formare nuovi arbitri, l’incontro con il i coach che si sono messi a disposizione della Federazione, gli incontri per avviare un programma per inviare i nostri migliori giocatori in alcune scuole che potrebbero rendersi disponibili, oltre che definire gli incontri internazionali con i college.