La mia prima meta

Si fu proprio in quella partita giocata a Firenze che la passione tra me ed il football divenne qualcosa di più. Fu in quella partita che giocando da full back segnai la mia prima meta e fu in quella occasione che incontrai quella che diciotto anni dopo diventerà mia moglie. Il campo era splendido, in erba, il pubblico di curiosi, folto, lo scenario spettacolare, essendo la partita giocata in occasione di Pitti donna, molte le modelle ed i modelli presenti in tribuna. Noi eravamo sotto di due mete quando Manny , un italo persiano, con esperienza in u college americano, che giocava guardia, mi disse prendi la mia schiena che ci penso io. Corsi per sessanta yard, la linea di goal sembrava non arrivare mai, ma non appena superata, avrei voluto tornare indietro per rivivere il momento del suo attraversamento. Le parole di Tony Dorsett, un famoso rannin g back dei Cow Boys di Dallas mi risuonarono nelle mente e ancora oggi non mi hanno abbandonato. Ad una domanda precisa su cosa si provasse quando si segnava un Touch down il nostro rispose:” E’ come un orgasmo con Jane Fonda giovane, poi ti giri e sono solo sei punti”. Da quella meta moltoaltre ne sono seguite, tante yards corse, molte anche lanciate, ma soprattutto tanti amici con i quali ho condiviso dei momenti fantastici. Gran parte del merito è stato anche dei nostri avversari, leali e corretti, per la stragrande maggioranza, che hanno fatto si che si potesse costruire e realizzare un progetto che allora era solo un sogno. La partita di sabato sera al centro sportivo di Via Grazia De Ledda a Bresso , sarà l’occasione per incontrarne alcuni, io spero il più possibile. Sarà bello rivederci trenta anni dopo. Ricordare, come quei pensionati un po’ rincoglioniti delle barzellette, i mille aneddoti veri e i duecento inventati che ognuno di noi ha sempre portato nel cuore. Come recita lo slogan della partita trenta anni da avversari, ma trenta anni da amici. Amici che hanno condiviso la passione e l’amore per questo sport che quasi tutti non possiamo dimenticare neanche volendo, visto i dolori ed i problemi fisici che ci trasciniamo. Si noi non abbiamo avuto la fortuna di avere allenatori preparati, eravamo per la maggior parte autodidatti, noi non potevamo discutere su quale attrezzatura fosse la migliore, ne conoscevamo una sola e ci sembrava fantastica, anche se non era proprio così. Un solo grande rimpianto: qualcuno non ci potrà essere fisicamente, ci guarderà dall’alto senz’altro, però. Per cui se ad un certo punto mi vedrete parlare da solo, ed agitare, non sarà niente di anormale, sarà la solita discussione che faccio ogni settimana con Gionni. Abbiamo una federazione da mandare avanti e far crescere, prima che un count down, uno vero, decida che anch’io vada a raggiungere chi impropriamente mi ha lasciato da solo a portare avanti la bandiera che fu dell’AIFA. Molti dei figli di quelli che erano con noi, che hanno condiviso quegli ideali, oggi osteggiano i nostri sforzi, ma sono convinto che la loro onestà intellettuale farà si che una volta scoperte le mire politiche di chi li aveva illusi con count down inutili, e promesse non mantenibili, sappiano rimettere al centro della loro attenzione la passione di tanti ragazzi che si sono avvicinati a questo sport chiedendogli di aiutarli a crescere, e non di diventare comprimari di americani prezzolati che li utilizzano per il loro piacere.
Noi vogliamo essere gli eredi di quei Giaguari che gli americani li sconfissero in base Nato, decretando la fine della nostra esperienza nel loro campionato. Noi vogliamo essere gli eredi di chi ha permesso a ragazzi come Roccia, Trabattoni, Riccardi, Bravetti e tanti altri di diventare meglio di molti giocatori prezzolati che oggi calcano i campi in Italia, trasformando questo meraviglioso sport di centimetri, in una sorta di pietosa esibizione delle loro capacità balistiche , utilizzando i tanti ragazzi che si sono sacrificati per molti mesi come strumenti per il loro divertimento. Nell’era del tutto e subito noi vogliamo guadagnarci rispetto e credibilità centimetro, dopo centimetro, proprio come è nell’essenza di questo sport. Questo meraviglioso sport che ci ha unito da trenta anni, che sabato rinverdirà una sfida infinita, con un risultato diverso da quello di trenta anni fa, mi auguro. Si perché ora come allora la voglia di vincere la abbiamo e tanta, anche se ora come allora sapremo accettare una sconfitta come una parte del gioco.
Spero di vedervi in tanti sabato sera a condividere il nostro football