4. E’ necessario comprendere le cose per essere in grado di servirsene

Delle sette “menzogne del successo” che Robbins individua sulla strada per arrivare al successo la quarta sembra davvero la più ovvia, ma è mi è piaciuto rifletterci sopra perché porta a delle considerazioni sul ruolo dell’apprendimento nella vita e nello sport che condivido appieno. Lo scrittore nota come i vincenti facciano propria la convinzione che non sia necessario in realtà conoscere tutto di tutti per potersene servire, ma sanno invece come usare quello che è essenziale, senza scoprirne necessariamente ogni particolare. Sanno gestire un’amplissima conoscenza che, oltre al fatto di essere molto operativa e poco teorica, non si addentra mai nel minimo particolare. Per la gestione del particolare la capacità fondamentale è un’altra, di cui parlerò nel prossimo articolo, che è l’esser capaci di gestire bene le persone che ci circondano e che detengono la conoscenza specifica. Questo è lo stesso tipo di rapporto che ho visto applicare nel football americano. Il capitano della difesa di una squadra di professionisti non penso si permetta di insegnare ai suoi giocatori nell’huddle quello che devono fare, non c’è il tempo, non è il momento e soprattutto non ha le competenze di tutti. Piuttosto, avendo lui la visione d’insieme del gioco, il potere di decidere lo schema e conoscendo la dinamica di gioco dell’avversario, sa come massimizzare l’efficacia dei suoi uomini. Per creare un buon capitano è quindi necessario che sappia i ruoli, gli schemi, i movimenti, i problemi dei suoi giocatori, ma non è sua la competenza sui particolari minimi che fanno la differenza fra un buon e un eccellente cornerback, perché la sua abilità dev’essere la conoscenza sufficiente per poter comprendere come utilizzare al meglio le risorse di cui dispone. E’ sicuro che in una qualunque delle università americane c’è stato qualche ricercatore con le stesse competenze o anche migliori di Steve Jobs riguardo i microcircuiti e i computer, eppure solo loro sono stati capaci di far nascere un impero come la Apple. Al di là di questo è altrettanto vero che, all’opposto, dimostra superbia e ignoranza chi pensa di poter padroneggiare ciò di cui non è competente; eppure troppo spesso si sente commentare o dare opinioni su cose che si conosce a malapena o parzialmente, ed è per questo che è doveroso al giorno d’oggi informarsi sempre, non a livello specialistico ovviamente, ma in maniera sufficiente per avere un’idea che sia personale e sostenibile con almeno qualche argomentazione efficace. Dico “al giorno d’oggi” perché è quanto mai vero che dobbiamo sforzarci continuamente di apprendere, scavare e farci idee in maniera critica in quanto, soprattutto in questi giorni in cui l’informazione è azzerata, siamo subissati di monnezza, soprattutto a livello televisivo, il cui unico scopo è annacquarci il cervello e offuscare le coscienze e le idee. Anche a livello sportivo questo approccio è vincente perché solo fintanto che avremo voglia di continuare a scavare, cercare informazioni per migliorarci, carpire consigli, finché impareremo ad entrare ogni giorno sul campo d’allenamento come se fosse il primo giorno allora potremo crearci, pezzo dopo pezzo, il nostro bagaglio di conoscenza e potremo dire con certezza che A è causato da B e il perché. Questa è l’unico modo con cui possiamo essere credibili agli occhi degli altri, anche in squadra, mettendo da parte la superbia della conoscenza acquisita con le chiacchiere da bar e usando invece l’umiltà di chi ha voglia e non si stanca mai di apprendere.
Il Pensiero di HP
di Dario D’Ambrosio