Sport e scuola: come il football Americano insegna a studiare

Quasi il 50% dei componenti della nostra squadra sono studenti, a partire dal liceo per arrivare all’università. C’è chi viene dal liceo classico e chi dallo scientifico, alcuni un po’ più grandi frequentano la facoltà di legge, altri di scienze motorie, c’è chi si cimenta in ingegneria e chi in architettura. La nostra squadra vede sul campo quindi una buona quantità di studenti, me compreso, che sono il nerbo delle nostre under 18 e under 21, due campionati che nel tempo sono cresciuti d’importanza fino all’ultimo successo dello Young Bowl 2009. Il football americano ovviamente, come tutti gli sport e più di altri, necessita di presenze regolari agli allenamenti, per questioni di pratica e soprattutto di sicurezza fisica, ma spesso le mancanze sono giustificate con la necessità di studiare, e ho visto personalmente molti ragazzi mollare del tutto proprio per la motivazione dello studio. In realtà sono sicuro che con una buona organizzazione sia possibile fare tutto e cosa più importante fare tutto meglio. La prima cosa che insegna il football americano è infatti l’organizzazione perché è l’elemento fondamentale di ogni allenamento, di ogni partita e anche se suona un po’ da maestra delle elementari dirlo, nessun progetto viene completato con puntualità e successo senza una buona organizzazione dietro, e di certo affrontare un campionato con i suoi allenamenti e partite è un buon progetto. In quanto attività per così dire “facoltativa” per un liceale il fatto di imparare ad organizzare da sé i tempi, l’attrezzatura, l’orario a cui mangiare prima di una trasferta, la responsabilità di fronte a un gruppo adulti è senza dubbio qualcosa di nuovo quando si va alla scuola dell’ “obbligo”. L’avere degli orari in più da rispettare ha come effetto leva quello di concentrare l’impegno dedicato ai libri nel tempo restante, aumentando il rendimento con cui si utilizza il tempo disponibile. Ho personalmente constatato che avere più tempo per fare le cose implica un minor impegno mentale, con un rendimento più basso e uno spreco indecente di tempo. Il tutto sta nella buona organizzazione. Ci sono certe giornate in cui progetto fin dalla mattina il fatto di andare agli allenamenti, per cui alle sette prima di andare in università in macchina preparo il borsone del football americano, il cibo per la merenda e i quaderni vari e dopo la mattina e un pomeriggio sui banchi, finendo verso le cinque e mezza, aspetto studiando le sette e mezza per andare direttamente agli allenamenti dopo un lauto spuntino. Come uscire di casa alle otto e rientrare alle undici avendo ottimizzato gli spostamenti e finendo spossati nel letto dopo una giornata pienamente soddisfacente e produttiva sotto tutti i punti di vista. Non si tratta del rubare del tempo, ma di imparare ad utilizzarlo meglio. Sono fermamente sicuro che non avrei raggiunto risultati molto diversi all’università avendo semplicemente più tempo a disposizione. Il livello di concentrazione che un individuo può mantenere consecutivamente non è così esteso da giustificare giorni e giorni successivi di studio, perché semplicemente il cervello dopo un po’ comincia a dire no basta; quello è il tempo che si può usare per venire agli allenamenti, per scaricare le tensioni acquisite nei duri placcaggi, vedere i propri compagni di squadra carissimi. Un’altra qualità molto importante che ci insegna il football americano è il tenacia. Più e più volte in momenti di scoramento per la quantità di cose da fare e studiare ho riportato alla mente gli allenamenti di preparazione atletica di Alfredo, ripensavo alla sensazione di quasi morte che si prova quando i polmoni bruciano, le gambe dolgono e il cervello di “basta! basta!” ma le tue gambe continuano a correre solo e unicamente perché il resto della squadra corre. In quei momenti riesci a vincere sul tuo cervello, riesci a comandarlo e dimostri a te stesso che effettivamente non ha senso dire che non si riesce a studiare perché non si ha voglia o si è distratti, nel momento in cui davvero vuoi farlo allora riesci a dire “stop! ora concentrazione!” e da li in poi puoi studiare con la massima resa. Esattamente come quando siamo sul campo.
Il Pensiero di HP
di Dario D’Ambrosio