Un Rams alla volta: Reda “Big Reda” Derradji #79

Ciao Reda, grazie per essere nostro ospite per questa intervista. Ci vuoi raccontare come hai scoperto il F.A?

A molti Rams sembrerà di avere un déjà-vu ma anche io ho conosciuto il football dal cinema. Nel mio caso non era il ’79 ma la fine degli anni 90. Il titolo è “Necessary Roughness” e racconta di una squadra universitaria allo sbando: giocatori e staff sono costretti a metterci tutto il loro cuore per farsi rispettare sul campo. Oltre alla storia trovai interessanti anche i valori e lo spirito combattivo. Alcune sequenze delle partite non mi erano chiare e mi sembrava di perdere dei pezzi. Da allora ho iniziato a cercare di capire le regole e il gioco. Poi arrivò “Lo chiamavano Bulldozer” con Bud Spencer che mi confuse le idee peggio di prima. Cinematografia a parte, mi è piaciuto il football dalla prima palla ovale che ho visto e mi sono sempre avvicinato un po’ di più fino ad incontrare i Rams.


 Come ti sei avvicinato ai Rams e perché hai scelto di giocare con loro?

C’è stato un momento dove decisi di provare a giocare, ma nonostante l’offerta di internet, molti siti non erano indicizzati come oggi così, dopo ricerche infruttuose, ad un certo punto, lasciai stare. Arrivato a 27 anni ero convinto che ormai fossi troppo “vecchio” per imparare da zero un nuovo sport, soprattutto uno sport come questo. Fu la mia ragazza di allora, quella che oggi è mia Moglie che, stufa di sentirmi parlare di football, fece una ricerca e inviò una mail a Big Ram. Dopo poco arrivò la sua risposta invitandomi ad assistere ad una partita. Quella domenica si giocava a Novara, quindi in trasferta. Dal viaggio in pullman Big iniziò a raccontarmi della storia dei Rams, delle sue esperienze, dei ragazzi e di tanto altro. Dopo un po’ ero frastornato dalle sue parole e la metà delle cose non le capii nemmeno. La cosa più bella però, in mezzo a tutte quelle parole, era la passione che c’era dietro a questo sport e alla sua filosofia. Non volli nemmeno incontrare le altre società che erano disposte a visionarmi. La squadra mi conquistò da subito e da allora sono un Rams.


Quali sono i momenti fondamentali per il tuo percorso di giocatore nei Rams?
Raccontaci un aneddoto curioso, divertente che ti caratterizza.
(oppure un momento delicato, difficile).

Visto il tempo passato, ne sono successe di cose e sceglierne uno è complicato. Uno dei migliori è il camp con Mike Lodish. Appena saputo che sarebbe venuto ad allenarci iniziò a frullarmi un’idea un po’ scema in testa e consisteva in questo: “Lui è una linea di difesa della Nfl, pluripremiato, con sei Super Bowl disputati di cui due vinti e io sono una linea di attacco con le Nike nuove ai piedi, chissà quanto male mi faccio se gli vado contro, chissà cosa vuole dire avere contro un giocatore così”.

Quando Lodish arrivò in spogliatoio si presentò alla squadra, spiegò cosa voleva fare e poi si andò in campo. Dopo l’esecuzione di un esercizio, si avvicinò e mi disse dove e cosa potevo fare per migliorare. Lo ascoltai con attenzione, lo ringraziai e, un po’ ansioso, gli chiesi: “Possiamo provare uno contro l’altro?”. Mi guardò negli occhi, accennò un sorriso e mi disse: “No”. Secco, semplice, punto. Ovviamente era preoccupato della brutta figura che avrebbe fatto, mentre lo avrebbero portato via in manette, dopo avermi lasciato morto sul campo.

Vi risparmio la conversazione con Big Ram dopo quella uscita.  


Quali valori, sportivi, umani, etici hai trovato nei Rams?

I valori che si possono trovare nei Rams sono quelli che offre spesso lo sport. Big però è riuscito a elevare alcuni di questi sopra agli altri. Dal mio punto di vista, posso dire che umiltà, spirito di sacrificio, coscienza, coraggio sono gli ingranaggi principali che muovono questa grande macchina verde-bianco e che ci trasformano in una vera famiglia. Questo ormai è radicato in noi e lo porteremo con umiltà alle nuove generazioni di Rams.


Quali motivazioni hai avuto per giocare nel ruolo di Lineman? e
come sei riuscito a trovare gli stimoli giusti per continuare ad
allenarti e a giocare in un ruolo così importante quanto fondamentale,
per l’Offense Rams?

Diciamo che con la mia stazza il ruolo mi è stato assegnato nel momento in cui sono arrivato la prima volta al campo. Dico spesso che il mondo appartiene alle persone piccole. Se provate a pensarci una persona normale, trova sempre i vestiti della sua taglia;  al cinema, in aereo o in auto sta sempre comodo; dorme con i piedi al caldo perché non gli sporgono dal materasso; etc… etc…  Mi trovo comodo in una posizione dove tutte le mie caratteristiche trovano il giusto scopo. Quindi questo è un ruolo che ho sentito subito mio.

Non fraintendetemi, non basta essere “grossi” per la linea. Ce ne sono stati di mingherlini che mi hanno fatto sudare. Un altro aspetto affascinate del ruolo sta proprio nel nostro lavoro: è un ruolo che “offence” lo ha solo nel nome perché, in realtà, non attacchiamo ma passiamo il tempo a cercare di difendere i compagni dagli assalti degli avversari. La linea è la prima a partire e l’ultima che si ferma. La linea è quella che anche con il campo sintetico, deve finire con i pantaloni sporchi di terra. La linea non segnerà mai un touchdown e non avrà i riflettori addosso ma allo stesso tempo si nutre dei successi dei compagni e quegli stessi compagni gli fanno capire quanto sono felici di averli accanto. La linea è perfetta per quelle giornate dove non sai dove “sbattere la testa”. Con questi presupposti le motivazioni da trovare sono facili. Continuerò a giocare fino a quando me lo permetteranno le gambe. 


Che cosa ritieni un “Must” per i Rams, a livello sportivo, umano e
di formazione?

Come detto prima, tutti i valori sono nobili da perseguire e non si può costruire nulla senza delle buone basi. Se allarghiamo il concetto, possiamo dire che la cosa importante per noi è fare in modo che quello che fai ti diverta. 


Al momento la stagione non inizierà. Come pensi sarà tornare in
campo a settembre o il prossimo anno? Quali saranno le tue
aspettative? Sei pronto e determinato?


Anche se non abbiamo giocato, penso di parlare per tutti dicendo che è stata la stagione più dura che abbiamo affrontato. Tornare in campo sarà sicuramente difficile e non perché mi sono allenato a casa come ho potuto o perché mia Moglie cucina bene e io sono goloso. So che i miei compagni mi saranno accanto e io vicino a loro. Sono sicuramente determinato a tornare in campo, a fare le cose fatte bene, a tenere il culo basso e il peso sulle punte, ovviamente cercando di divertirmi. Sarà strano e difficile ma la gente come noi non molla mai. 

Grazie.

         Reda#79