Un Rams alla volta: Cristiano Mancini #32
Ciao Cristiano, COME HAI SCOPERTO IL FOOTBALL AMERICANO?
“Estate del 2015. Fui invitato a provare a giocare a flag in spiaggia da un gruppo di giocatori dei Crusaiders e da lì nacque il mio interesse per il nostro sport.”
COME TI SEI AVVICINATO AI RAMS E PERCHE’ HAI SCELTO DI GIOCARE CON LORO?
“Tornato a Milano mentre navigavo in internet vidi una foto postata sui social di un mio amico mentre giocava a football. Coincidenza? Non credo! Lo chiamai subito e, in men che non si dica, ero sul campo a provare i primi allenamenti. È così che mi sono avvicinato ai Rams. una volta provato, smettere era fuori discussione; anche se ero ancora molto inesperto. Durante ogni allenamento si respirava un mix di sensazioni tra adrenalina a mille, euforia, voglia di mettersi in gioco e fare del proprio meglio. Ora immaginate (se ci riuscite) tutto questo, condiviso con i propri compagni di squadra. Sono stato proprio fortunato ad aver trovato i Rams”.
QUALI SONO I MOMENTI FONDAMENTALI PER IL TUO PERCORSO DI GIOCATORE?
” Sono convinto che di grandissima importanza sia stato tutto il mio primo anno ai Rams. Per prima cosa gli allenamenti, tutto parte da li. Non a caso si dice che la partita è lo specchio degli allenamenti. L’unico modo per migliorare era allenarmi con costanza e determinazione. Ho avuto anche la fortuna di avere due punti di riferimento che mi hanno trasmesso tutto il loro sapere sul mio ruolo di running back. Uno era l’allora titolare del “Nitro”, mentre l’altra guida era, ed è ancora adesso, il coach Marco Bravetti, allenatore appunto dei running back ed offensive Coordinator. Allenamento dopo allenamento, partita dopo partita, vedevo un continuo miglioramento. Quell’anno, da outsider,
perché nuovi nel campionato Fidaf di terza divisione, ottenemmo un risultato inaspettato, arrivando fino in semifinale”. “Quel primo anno è quindi stato fondamentale per me. Il mio miglioramento è stato netto da, 0 a.… fin dove ero arrivato”.
QUALI VALORI SPORTIVI, UMANI, ETICI HAI TROVATO NEI RAMS?
“Il primo valore che mi viene in mente è l’umiltà. Big Ram, fin da subito, mi continuava a ripetere quanto fosse importante, per un buon giocatore, essere umile e rimanere con i piedi per terra. A questo valore si può associare la disciplina che uno deve avere in campo, Ogni giocatore ha un ruolo e un compito da adempiere. Se ognuno fa il suo, la squadra funziona. Se invece uno pensa di dover fare pure il compito di qualcun altro è in quel momento che la squadra non è più un organo unito. A seguire, ma non per importanza, ci sono quei valori umani che contraddistinguono e uniscono questa squadra: la fiducia, la lealtà e la fratellanza. Ognuno può contare sull’aiuto dei propri compagni, in campo, ma soprattutto anche al di fuori, nella vita di tutti i giorni. Uno dei fondamentali principi di questa squadra è che non importa quanto tu sia alto o basso, grosso o magro, lento o veloce, l’importante è che ci metta le nostre famose tre C (cervello, cuore e co***oni). Quindi non è determinante il tuo fisico, ma quanto ti impegni e, se lo fai, ti sei meritato il rispetto della squadra e ovviamente non può mancare il nostro “motto”, una filosofia di vita: “People like us never give up”. Puoi essere un giocatore o un tifoso o qualsiasi membro della famiglia Rams, ma dentro e fuori dal campo sai che non bisogna mai mollare”.
CHE COSA SENTI DI AVER AVUTO INDIETRO DAI RAMS? COSA CREDI DI AVER DATO AI RAMS? “I Rams mi hanno regalato una seconda famiglia. Qualsiasi cosa mi riserverà il futuro non potrei mai dimenticare tutto quello che ho vissuto e vivo con i miei compagni di squadra. Grazie a loro, sarà forse perché molto più grandi di me, sono cresciuto e maturato; e non intendo come giocatore ma proprio come persona. Sono arrivato che avevo 16 anni, ero timido, stavo sulle mie, mi allenavo e finiva lì. Adesso, invece, mi sento sempre più coinvolto e importante per la squadra. Per esempio, da un po’ di anni ho iniziato a guidare il riscaldamento pre partita, così come in allenamento, cosa che 5 anni fa non avrei mai pensato di essere in grado di gestire. Ovviamente tutto questo, piano, piano, ha avuto i suoi effetti positivi anche nella vita di tutti i giorni, nel modo di pensare.” Cosa credo di aver dato io ai Rams? Sicuramente un running back, poi magari ho trasmesso anche altro, ma io non posso saperlo. Bisognerebbe chiederlo a loro!”
Alessandro Ferri.