A proposito delle emozioni.

Parlavamo ieri delle emozioni e scrivevamo che le emozioni bisogna viverle e non raccontarle, perché solo così si possono assaporare. Venerdì abbiamo scoperto che non solo vivendole si possono gustare, ma che si possono anche riviverle. Incredibili i messaggi che ho ricevuto da chi si è rivisto in quelle incredibile partita che sancì la vittoria dei Lugano Seagullis al Veronica Bowl, (Il link per vederlo è questo: https://youtu.be/Td-VDUf2XFE ) il primo embrione di coppa dei campioni europea per club di football americano. Erano anni fantastici per il football nostrano guidato da dirigenti lungimiranti che avevano capito che solo aumentando il numero di praticanti si sarebbe migliorato la qualità dei nostri atleti e per fare questo non solo investivano in promozione, ma limitavano la possibilità di partecipare ai campionati esclusivamente alle squadre che ne sarebbero state all’altezza, per cui prima di essere ammessi alle competizioni nazionali,  le società facevano una sorta di provino, delle amichevoli in cui dovevano dimostrare di avere un roster adeguato, una organizzazione adeguata e una conoscenza del regolamento adeguato. Rimasero fuori per un anno squadre importanti che avrebbero poi scritto pagine importanti della nostra storia, forse proprio grazie alla federazione che pretese una buona organizzazione, prima di poterle ammettere a competere con gli altri. Un roster adeguato, porta ad una competizione interna alle squadre per avere il posto da titolare in squadra, e questo obbliga i giocatori ad allenarsi con costanza, unica vera via per migliorare le prestazioni. Più tempo i giocatori stanno insieme e più si forma quello spirito di squadra e quella tradizione che fa di ogni squadra una cosa a sé. Meglio aspettare un anno e prepararsi a dovere, che illudere dei ragazzi dell’esistenza di qualcosa che invece non esiste, e che dopo qualche anno di stentata sopravvivenza sarà costretta a chiudere. Inoltre così facendo si tutela anche il pubblico sulla bontà dello spettacolo che andranno a vedere alle partite, facilitando l’appassionarsi al nostro sport. Il football insegna che bisogna lottare per conquistare un centimetro dopo l’altro, facendo un passo dopo l’altro. A noi piacerebbe che tale filosofia fosse adoperata anche dalla federazione che accettasse di ammettere una squadra ai campionati, solo quando questa è organizzata, quando dimostra di saper rispettare le scadenze, quando capisce l’importanza di avere dirigenti adeguati al compito ai quali saranno chiamati.  Le squadre ricche possono prendersi il meglio, per questo le squadre povere devono impegnarsi per dare il massimo possibile a chi a loro si rivolge, perché loro non se lo potranno permettere, ma saranno riconoscenti a chi gli metterà di competere in condizioni accettabili. Sarà il loro spirito di squadra, la loro voglia di dimostrare che non sono inferiori a nessuno a far la differenza. Fu questo spirito che portò Massimo Monti a fondare in Svizzera la federazione Football, che con molta umiltà e determinazione crebbe un passo dopo l’altro e che pochi anni dopo poteva vantare la squadra di club più forte d’Europa. Non si inventò niente ebbe solo l’umiltà di copiare un sistema vincente italiano.