QUELLA SPORCA ULTIMA DOMENICA – Rubrica biancoverde di Cinema e Sport –

#1 Quando il gioco si fa duro…

Come Big Ram non si stancava mai di ripetere, né noi di sentire, uno dei pilastri fondamentali della filosofia dei Rams è la Regola delle tre C: in campo, ma soprattutto nella vita, servono Cuore, Cervello e Coglioni. Quello che però forse non tutti sanno è che se i Rams hanno mosso i loro primi passi nel lontano 1978 è anche in buona parte grazie a un’altra C, a me molto cara, ovvero il Cinema. 

Paolo “Non-ancora-Big-Ram” Crosti è nel pieno dei suoi vent’anni quando va a vedere con alcuni amici il film Quella sporca ultima meta e nel buio della sala cinematografica conosce per la prima volta il football americano, futuro compagno di tutta la vita. Esce dalla proiezione elettrizzato e con la leggendaria testardaggine da ariete che lo contraddistinguerà sempre decide di buttarsi a capofitto in questo sport che capisce ancora poco, ma che l’ha fatto innamorare.

Così nei mesi successivi raduna amici e parenti e mette insieme una squadra sgangherata con caschi da moto, paraspalle da hockey e un pallone sospettosamente simile a una palla da rugby. Le regole e le dinamiche del gioco arrivano solo più tardi, guardando e riguardando le scene del film in ogni dettaglio, proprio come noi oggi guardiamo i filmati delle partite. Nascono quindi i Black Devils, poi rinominati Rams in onore del team NFL di Los Angeles.

Ecco, già questo racconto sembra lo spunto per una bella sceneggiatura! 

Ma non è il solo motivo che ci ha spinto a creare questa rubrica. L’idea di unire Cinema e Sport ci è venuta proprio da Big, che durante le trasferte più lunghe portava sempre in pullman la sua custodia con i dvd dei film sul football. Allora lasciavamo le cuffiette, le partite a carte e i pisolini e tutti insieme guardavamo queste storie di disgraziati che si riscattavano diventando dei campioni, degli uomini veri con tutte le C che servono, mentre noi esultavamo con loro per le azioni più spettacolari e ci emozionavamo per questo monologo o quell’infortunio.

Secondo me sarebbe bello se una volta al mese ci ritrovassimo su quel pullman, per crescere tutti insieme con i più bei film sul football e magari sullo sport in generale. 

Che ne dite?

Il titolo della rubrica, “Quella sporca ultima DOMENICA”, lo spiego per Zamba e i pochi difensori che ancora non dovessero avessero capito, viene dall’unione di Quella sporca ultima meta Ogni maledetta domenica, altro film colossale sul nostro sport, e gli articoli verranno pubblicati ogni mese il lunedì mattina dopo l’ultima domenica.

Quella sporca ultima meta (1974) di Robert Aldrich

Titolo originale: The Longest Yard

Interpreti: Burt Reynolds, James Hampton, Ed Lauter, Eddie Albert

Paul Crewe (Burt Reynolds) è un ex campione di football caduto in disgrazia per uno scandalo di corruzione, che passa le sue giornate a bere mentre guarda partite in televisione mantenuto dalla sua ricca amante.

Dopo l’ennesimo litigio decide di lasciarla, anche se “decide” è forse un verbo un po’ forte per un uomo che vive ormai solo per inerzia, e si mette al volante dell’auto di lei ubriaco. Dopo un inseguimento spettacolare con la polizia con annessi salto dal ponte mobile e scazzottata con gli agenti, viene arrestato per furto d’auto, guida pericolosa, ubriachezza molesta e resistenza a pubblico ufficiale, per un ammontare di 18 mesi di carcere.

Appena arrivato riceve l’accoglienza del capo delle guardie, il violento Capitano Knauer (Ed Lauter), e del Direttore Hazen (Eddie Albert), che gli affida il compito di formare una squadra di football di detenuti. L’obiettivo del direttore è quello di organizzare una partita truccata contro la squadra dei secondini, capitanati da Knauer, con lo scopo di far fare bella figura a questi ultimi e di motivarli in vista del campionato semi-professionale tra penitenziari, ma anche di ribadire ancora una volta chi detiene il potere nella prigione.

Ottenere la fiducia dei detenuti e mettere in piedi la squadra sarà solo il primo passo per Crewe, che tra ossa rotte e colpi bassi, in campo e fuori, e aiutato dai nuovi compagni, dovrà vincere prima di tutto la partita contro sé stesso e poi quella contro i ben più preparati avversari.

Questo film a tratti comico e a tratti drammatico utilizza la metafora dello sport e del carcere per parlare dell’individuo e del gruppo nel loro rapporto con la violenza e con il potere, con la lealtà e la responsabilità.

Fate attenzione alla scritta alle spalle del comandante Knauer nel primo incontro con il protagonista, perché quelle parole dovrebbero almeno suonarvi familiari, se non fanno già parte del vostro DNA biancoverde.

Io ho voluto guardare il film doppiato in italiano per sentirmi un po’ negli anni ’70 con Big e i vecchi caproni, ma mettetevi l’anima in pace fin da ora, perché il gioco viene chiamato “rugby” dall’inizio alla fine, il quarterback “capitano” e “Set, Hut!” diventa magicamente “Pronti, Vai!”.

Grazie per aver resistito fino a quest’ultima yard, ci vediamo alla prossima sporca ultima domenica del mese!

Riccio #66