La difficoltà di porsi obbiettivi gratificanti.

Una delle cose più difficili nella vita è porsi degli obbiettivi. Spesso ci si pongono obbiettivi il cui raggiungimento non dipende da noi o non dipende solo da noi. Il mancato raggiungimento degli obbiettivi causa spesso insicurezza, in quanto si pensa di non essere all’altezza del compito prefissato. Ci sono delle caratteristiche ormai universalmente riconosciute per capire se un obbiettivo è ben strutturato oppure no e la prima di queste è che il suo raggiungimento dipenda esclusivamente da noi. Spesso leggo sui giornali o sente interviste in cui dirigenti o allenatori dicono che il loro obbiettivo per l’anno è vincere il campionato, o genitori che dicono che il figlio ha come obbiettivo quello di diventare titolare nella squadra o altri di questo genere, senza tener conto che il vincere non dipende solo da noi ma anche e soprattutto dall’avversario e che, oltre non dipendere da noi, può essere un obbiettivo non stimolante. Pensate se una squadra di professionisti dovesse giocare in un torneo parrocchiale, vincere sarebbe per loro un obbiettivo stimolante? Viceversa pensate ad una squadra del medesimo torneo che si fosse messa il medesimo obbiettivo, sarebbe un fallimento se arrivasse seconda? La scelta dell’obbiettivo è sicuramente un punto importante da definire all’inizio di una stagione ed il nostro ormai da diversi anni è quello prima di tutto di divertirci. Sembra un obbiettivo facile, ma non è così semplice quando riguarda una squadra intera e non un singolo, quando poi la squadra in questione è di uno sport complesso come il football americano e quando ogni anno non sai che giocatori avrai a disposizione per formare la squadra. Ci vuole grande dedizione, tanta passione e soprattutto grande competenza, tutte caratteristiche che i coach dei Rams si tramandano da anni. All’inizio non tutti erano d’accordo, molti vedevano come unico obbiettivo la vittoria, oggi anche i più scettici hanno capito che la nostra vittoria sta nel divertimento. La vittoria può essere spesso un effetto collaterale del divertimento, ma non l’obbiettivo. Qualcuno confonde divertimento con scarso impegno, al contrario per divertirsi ci vuole un grande impegno. Osservate i bambini quando giocano, se sono molto piccoli a noi sembra che facciano solo casino, ma loro mettono tutte le loro conoscenze nel gioco a cui si dedicano. Si impegnano per raggiungere il loro obbiettivo come e più di un professionista, sia esso un salto, una corsa o qualsiasi altra cosa, loro sanno che  più diventeranno bravi e competenti più si divertiranno. Loro sono così saggi che rispettano i loro compagni di gioco sia che siano avversari sia che siano compagni, ma se gli cambiamo il loro obbiettivo e al divertirsi sotituiamo il vincere cambieremo il loro  modo di pensare. Quando il vincere diventa l’obbiettivo vale tutto, la simulazione, il fallo tattico, la melina e tutte quelle cose che rendono il gioco non più un divertimento ma qualcosa che meglio di noi potranno spiegarvi i sociologhi, ma non stupiamoci se poi quella mentalità viene riprodotta nella vita comune.