Vedere, sentire emozionarsi

Questi tre verbi sintetizzano meglio di ogni altra cosa come si vive una partita di football. Non parlerò del Superbowl appena concluso, per rispetto a chi ancora non lo ha visto e si appresta a farlo stasera in registrata, ma parlo di una qualsiasi partita di football giocata da dilettanti siano essi i ragazzi delle high school o ragazzi più o meno giovani che calcano i campi nostrani. Una partita di football la si guarda con gli occhi, ma si sente con le orecchie, il rumore sordo dei caschi che si scontrano l’uno contro l’altro, la voce dei quarteback che danno il segnale di partenza, il rumore della palla passata o ricevuta e la voce del pubblico che accompagna ogni azione, infine una partita di football si vive con il proprio corpo. L’emozione che ti prende lo stomaco, il fiato sospeso ogni volta che la palla va in aria e vola verso la zona in cui ricevitore e cornerback la aspettano con differenti motivazioni. Costruire gioco il primo, impedirglielo il secondo. Si solo una partita di football per molti che arrivano allo stadio, magari in ritardo, e non ci vengono affatto ma un momento importante della propria vita per chi per arrivare a giocare quella partita ha sacrificato molte delle sue serate rinunciando a stare a casa al caldo, per condividere con i propri compagni fatica e sudore che gli serviranno in campo per uscire a testa alta dopo aver dato il meglio di se. Ogni gesto che vedete dalla tribuna, ogni rumore che sentite ogni emozione che condividete, non sono frutto del caso, ma di un lavoro che nel nostro caso dura ininterrottamente da settembre, ma immaginiamo che sia così anche per tutte le squadre. Pensateci quando sabato sedici febbraio potrete scegliere se venire a Bresso a vedere la più storica delle partite di quest’anno del football italiano o no. Ricordatevi che le emozioni non si possono descrivere ma solo vivere. Via spettiamo! Let’s go Rams!