Perché parteciperò al corso arbitri.

Sabato alle 14.00 in via Piranesi presso la sede del Coni a Milano partirà come detto ieri un nuovo corso per aspiranti arbitri. Mi è stato chiesto come mai avendo già arbitrato io partecipassi lo stesso e la risposta è molto semplice perché ritengo che malgrado abbia già arbitrato mi piace continuare a migliorarmi. Il mio obbiettivo, cosi come lo era quando giocavo e lo è oggi come allenatore, è fare in modo che ogni giorno io sia migliore di quanto non fossi il giorno prima e come arbitro preferisco sentire qualcuno che ne sa più di me che mi spiega, piuttosto che spendere tempo a studiarmi manuali, inoltre credo che il confronto con altri appassionati, non possa che migliorare la mia visione delle problematiche e quindi facilitarne la soluzione. Quando cominciai a giocare ebbi la fortuna di avere un grande coach che mi spiegò in pochissime parole tutto il regolamento. Egli disse: “Tutto ciò che è anti sportivo è fallo, punto. Nel football per sapere se una cosa è lecita o no, pensa a questo e capirai in un secondo tutte le nostre regole.” Se ci pensate niente è più vero. Partiamo dal presupposto che il football americano è uno sport, per cui il regolamento deve fare in modo che il gioco resti tale e non diventi mai pericoloso. Automaticamente avrete capito che un blocco sotto la cintura su un kick off è fallo in quanto altamente pericoloso.

Così come prendere uno per la maschera non può che essere fallo, così come spingere uno nella schiena e piano, piano vi accorgerete come questo principio vi aiuti nel capire le regole. Poi però ce ne sono alcune introdotte per migliorare lo spettacolo e di quelle abbiamo bisogno che qualcuno ce le spieghi, ma sono veramente poche. Il massimo avanzamento, per esempio, regola che vi garantisco è veramente difficile da applicare non solo per noi o per i neofiti, ma persino per gli arbitri della NFL. Un’altra persona che contribuì ad accrescere la mia cultura sul football fu un grande arbitro: Giovanni Frisiani, non a caso anche un grande uomo. Lui mi spiegò la differenza tra quello che era essenziale per migliorare la mia performance e quello che non lo era: “Un arbitro non sanziona ciò che succede, ma esclusivamente ciò che vede.” Questa fu

la chiave di volta per capire dove agire per migliorare. Non era importante cosa raccontavano i protagonisti su quanto fosse successo, ma se l’arbitro ere nella miglior posizione per vedere e se essendoci era possibile vedere quanto succedesse, per cui il massimo sforzo per migliorare la prestazione doveva essere rivolto al riuscire ad essere al posto giusto nel momento giusto ed a questo serviva guardare i filmati. Infine, ma qui essendo già giocatore non avevo problemi, il ricordarmi che far parte di una crew voleva dire far parte di una squadra, composta da quattro, cinque sei o anche sette componenti in campo, ma far anche parte di una squadra molto più grande della quale si deve avere orgoglio e rispetto di appartenere quando si decide di indossare una maglietta a righe bianco e nere per entrare a far parte di quelle che comunemente vengono chiamate: “Le zebre”.  Domani comincerà un nuovo corso, spero che siano in tanti quelli che vorranno partecipare, perché da quanti saremo dipenderà una buona parte della prossima stagione, ma anche una buona parte del futuro di questo sport. Per quanto mi riguarda sarò felice di mettermi a disposizione, così come sono contento che almeno altri quattro dei Rams abbiano deciso di fare altrettanto e la cosa bella è pensare che magari quando scenderemo in campo ci sarà qualcuno pronto a criticare il nostro operato ma che si guarda bene dal mettersi a disposizione.