La trasparenza è sempre la miglior ricetta.

Era dagli anni ’80 che i coach italiani non si trovavano tutti insieme, io purtroppo conservo ancora quella maglietta celebrativa della prima associazione. Purtroppo, perché credo che nessuno di quelli che ho incontrato fosse presente a quella riunione, il che vuol dire che i miei anni cominciano ad essere veramente tanti. Bello comunque vedere oltre cento coach confrontarsi su diverse tematiche tecniche e condividere con gli altri le proprie competenze. Devo dire che molte delle sessioni tecniche alle quelli ho partecipato sono state interessanti ed anche amici che hanno potuto seguirne altre hanno manifestato il loro apprezzamento. E’ stato anche un’occasione per rivedere vecchi giocatori avversari, oggi coach, con i quali c’è sempre stato un grande rispetto e con i quali si continua a condividere una grande passione. Certamente una buona iniziativa che auspichiamo si ripeta annualmente. Dopo la pausa per il pranzo, scarso e caro, sicuramente migliorabile è stata la volta della riunione dei Presidenti con il consiglio direttivo. Il Vice presidente vicario Quercio si è scusato per il comunicato sulla questione arbitrale, emanato tardi, confuso ed impreciso ma non ha spiegato come mai è stato scritto il falso nella premessa, infatti nel comunicato veniva citata una delibera presa a luglio cosa che è risultata poi inesatta. Nel corso del confronto con le squadre è infatti emerso che una parte di arbitri aveva deciso di non ubbidire ad un diktat del consiglio federale che ne aveva commissionato la gestione, a seguito di diatribe interne, rendendo la situazione arbitrale da precaria ad insostenibile con gli impegni di primavera, da qui il promulgare un provvedimento sbagliato nella sostanza ma soprattutto nella forma. Premettiamo che bene ha fatto il Consiglio Federale a non cedere a ricatti di alcun tipo, è impensabile che chi dovrebbe essere colui il quale ci fa osservare le regole, si rifiuti di farlo quando tocca lui. Come sempre e come abbiamo sempre dimostrato, si può non essere d’accordo, si può criticare, ma le regole si rispettano non si discutono, questo insegniamo ai nostri giocatori, questo pretendiamo dai nostri arbitri. Preso atto di questa situazione si è cercato insieme di trovare delle soluzioni che fossero percorribili ed attuabili e che iniziassero un

percorso che nel giro di massimo tre anni risolvessero definitivamente il problema. Varie le ipotesi tra le quali il consiglio direttivo dovrà scegliere, ma quella che è apparsa più gettonata è stata quella di sensibilizzare ogni squadra nell’illustrare a tanti che sono appassionati che possono diventare protagonisti di questo sport, così come ai molti che per motivi di lavoro hanno dovuto smettere di giocare per mancanza di tempo per gli allenamenti o per l’impossibilità di rischiare un infortunio seppur lieve, che oggi la federazione gli dà la possibilità di iscriversi gratuitamente ad un corso arbitri finalizzato a permettere già dal prossimo campionato di tutelare l’incolumità dei giocatori nei vari campionati. Inoltre è una grande opportunità per tante ragazze e donne per dimostrare ancora una volta la loro capacità di prendere la giusta decisione in poco tempo. Tornare protagonisti non vuol dire fare i protagonisti in campo, ma diventare una componente fondamentale per permetter a tanti ragazzi di poter praticare il nostro amato sport, facendo una cosa utile, divertente ma anche formativa. Certo nessuno sostiene o ha sostenuto che fare l’arbitro sia facile, ci vuole tanta umiltà, tanta voglia di imparare, doti che solo chi ha capito la vera funzione dell’arbitro riesce a mettere in campo. Essere protagonista non vuol dire per forza essere chi si guadagna la scena, essere protagonista senza esserlo questa la vera mansione di un arbitro. Un po’ come l’uomo di linea che fa un blocco determinante per la realizzazione di un touch down ma che non salirà mai agli onori delle prime pagine. Vuol dire essere colui il quale senza, non si comincia neanche a giocare, ma che  permette ad altri di misurarsi sul palcoscenico del campo, controllando da lontano, intervenendo quando  si accorge che un comportamento non è coretto o potenzialmente pericoloso, ma facendolo sempre con la consapevolezza di essere un mezzo e non il fine. Quando dopo il triplice fischio si sancisce la fine di un incontra senza che alcuno si sia fatto male, avere  la grande soddisfazione di aver permesso tutto ciò senza quasi essersi fatti notare. Credo che molti dei nostri ex giocatori e tanti ex giocatori di altre squadre, siano pronti per intraprendere questa carriera, ma credo anche in tanti giovani che per carattere e natura siano più generosi di altri e ritengono più importante permettere ad altri di giocare piuttosto che giocare loro stessi. E’ stato poi suggerito di utilizzare anche due dirigenti o giocatori, o coach come arbitri ausiliari negli incontri o casalinghi o in trasferta ed anche questa soluzione ponte, vale a dire in via sperimentale quest’anno, fino a quando grazie ai nuovi ref non saremo a regime, è sembrata a molti una strada percorribile. Sono stati anche proposti incentivi economici, ma più che incentivi noi saremmo più favorevoli a far pagare il giusto costo di trasferta delle crew a chi non si attiverà per reclutare nella sua zona arbitri desiderosi di far parte di tale squadra. Credo che l’insegnamento che da   questa riunione il consiglio direttivo debba trarre sia quello di avere la consapevolezza che le squadre sono pronte a farsi parte attiva alla soluzione dei problemi, purché ci sia molta più trasparenza sulle loro decisioni, più meritocrazia e soprattutto che il rispetto delle regole, che hanno giustamente preteso dagli arbitri, sia oggi preteso da tutti e si smetta di avere figli e figliastri. Infine richiesta da un po’ tutte le squadre crew anche inferiori come numero, ma durata dei campionati ragionevole e non più stop di quaranta giorni, cosa che riduce un campionato ad un brutto torneo. Torneremo sul punto domani.