Il tifo sportivo è e deve essere solo positivo e sano.

Lo sport, quello vero, quello dei dilettanti, non quello dei professionisti che sono coloro che ne fanno una professione, è un modo diverso di imparare valori fondanti di una società civile. Come l’osservazione di qualsiasi cucciolo ci insegna è attraverso il gioco che gli animali imparano tutto ciò che gli sarà utile per sopravvivere e per vivere, incentivati e spinti dai genitori. Non si sa quando e non si sa perché un giorno qualcuno ha pensato che lo scopo del gioco non fosse quello di insegnare attraverso di esso ma diventasse un modo per sottomettere gli altri attraverso la vittoria, per questo motivo la vittoria e non l’apprendimento, diventava lo scopo del gioco. L’importante era ed è vincere, a qualunque costo e con qualunque mezzo. Noi non la RAMS al WSB 19.11.2010pensiamo così. Per noi il gioco deve rimanere uno strumento per socializzare, imparare a  stare insieme, ed affinare quelle capacità che senza accorgercene, divertendoci incentiviamo nel nostro carattere. Ci piace in questo essere sostenuti dai genitori, dagli amici, da chi prima di noi ha usufruito di questo fantastico sistema di apprendimento e da chi condivide la nostra filosofia ed i nostri scopi. Quello che non ci piace e non vorremmo che mai accadesse è sentire insultare i nostri avversari, gli arbitri o chiunque altra persona abbia a che fare con noi. L’insulto non è mai un momento di dialogo non costruisce, ma interrompe qualsiasi comunicazione, non è utile ai giocatori, al contrario dell’incitamento che qualche volta riesce a raddoppiare le forze di chi è in campo.  A causa di qualche brutto episodio di maleducazione successo in vari campi d’Italia, la Federazione ha chiesto alle società di avvertire la forza pubblica, cosa che abbiamo provveduto a fare, ma che riteniamo una sconfitta di tutto il movimento, una vergogna. Le persone che vestono una divisa con onore e spirito di sacrificio, dovrebbero essere impegnate in cose più serie e se il nostro giocare deve distoglierli  dal loro lavoro e meglio che smettiamcarabinierio di giocare perché non solo abbiamo fallito come educatori, ma abbiamo perso di vista lo scopo di tanti sacrifici che tanti ragazzi e dirigenti fanno. Ci sono sport in cui le risse sono consuetudini, nel football non lo sono mai state e mi imbarazza anche il fatto che la Federazione trovi come unico rimedio imporre alle squadre di avvertire la forza pubblica. Ulteriori adempimenti burocratici non alzano il limite di civiltà, non può e non deve essere la repressione l’unico strumento per limitare comportamenti incivili. Noi abbiamo provveduto, non senza vergogna e con grande perdita di tempo, che avremmo preferito spendere diversamente, ad avvertire l’autorità di pubblica sicurezza, che giocheremo una partita di wild card, chiediamo scusa agli amici di Trento, ai nostri tifosi e ai curiosi che volessero venire a vedere la partita , per tale gesto che, ripetiamo ci è stato imposto dalla federazione pena sanzioni pecuniarie. Noi siamo certi che la cosa è e sarà inutile, così come ci auguriamo  lo sarà in tutti i campi di football, e laddove non lo dovesse essere siamo certi che saranno  gli spettatori stessi ad isolare coloro i quali, volendosi ergere a protagonisti, come accade purtroppo in  altri sport, tenessero comportamenti non consoni. Come sempre però sarebbe bello che chi ha il potere di emanare provvedimenti cercasse di risolvere i problemi e non di individuare i colpevoli. Domani vedremo di suggerire soluzioni diverse.