Orgogliosi del nostro inno

Stamattina leggevo un po’ i giornali ed alcuni articoli di stimati professionisti. Alcuni veramente ben scritti, con descrizione minuziose, con qualche pizzico di ironia e humor sparsi qua e la che certamente facilitano la lettura. Per la maggior parte erano tutti articoli

di critica, chi a questo, chi a quello, chi ad una situazione chi all’altra. Ora diamo per scontato tutto quello che leggiamo, ma è possibile che la colpa sia sempre di qualcun altro? Possibile che mai leggiamo di qualcuno che scriva o dica: scusate ho sbagliato, vi garantisco che mi impegnerò perché questo non succeda più. No, qualsiasi cosa succede oggi, la colpa è sempre di qualcun altro. In questa mattinata di sconforto mi è capitato di leggere le parole dell’inno nazionale italiano, non solo della prima strofa, perché anche se pochi lo sanno il nostro inno è composto di più strofe, e mi sono stupito della sua attualità e della capacità di sintesi dei nostri problemi che il paroliere ha avuto. Sembra scritto ieri, ed oltre a riconoscere i nostri difetti ci esorta e suggerisce le soluzioni, basandosi sulle nostre capacità e non esaltando i nostri difetti. Adesso ho capito perché ogni volta che lo ascolto, sia per televisione, sia dal vivo, non riesco a trattenere le lacrime. Quanta vogli di fare, e non di criticare in quelle parole, se ancora oggi sono attuali io mi chiedo dove ho sbagliato? Forse anche nel non averlo imparato tutto a memoria il nostro inno e ad essermi fermato alla prima strofa, dove la vittoria ci veniva posta e non conquistata. Forse per  quella errata interpretazione ci siamo adagiati. Credo che non potendo intervenire sulla nazione e sull’Europa, dovremo limitarci ai Rams e ripensare all’esortazione: “Uniti, per Dio, chi vincer ci può ?” facciamola nostra e cominciamo dalla nostra piccola realtà.

Fratelli d’Italia L’Italia s’è desta, Dell’elmo di Scipio S’è cinta la testa.

Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma,

Ché schiava di Roma Iddio la creò.

Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò.

Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo,

Perché siam divisi.

Raccolgaci un’unica Bandiera, una speme:

Di fonderci insieme Già l’ora suonò.

 Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci, l’Unione, e l’amore

Rivelano ai Popoli Le vie del Signore;

Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può?

Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò.

Dall’Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn’uom di Ferruccio

Ha il core, ha la mano, I bimbi d’Italia Si chiaman Balilla,

Il suon d’ogni squilla I Vespri suonò.

Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò.

Son giunchi che piegano Le spade vendute:

Già l’Aquila d’Austria Le penne ha perdute.

Il sangue d’Italia, Il sangue Polacco, Bevé, col cosacco, Ma il cor le bruciò.

Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò