Il piacere di imparare.
La contaminazione della droga e dei PC ha fatto danni in tutte le mentalità. Da più parti sento dire che i ragazzi di oggi non hanno pazienza, e che bisogna cercare di dargli subito la ricompensa finale perché altrimenti si perdono. La civiltà della droga insegna il tutto subito, mi faccio un buco, o prendo una pastiglia e dopo poco mi sento diverso, euforico, arrivato, incurante di quello che mi succederà dopo, sia la mattina dopo o alcuni anni dopo. Stessa cosa ci insegna il pc, mi serve una informazione, digito la domanda ed in pochi secondi ho la risposta. Anziché analizzare queste due situazioni e contrapporre loro la cultura che vuole che si impari a conquistare ogni cosa, per accrescere la sicurezza in se stessi ed il proprio bagaglio culturale, ed imparare a dominare qualsiasi situazione, spesso da parte di tutti, genitori, insegnanti, educatori e per cui anche allenatori, si è cercato di copiarla perdendo la propria identità e risultando delle brutte, molto brutte copie di quell’altra. Prendiamo per esempio il football, ma vale anche per molti altri sport. Una volta si imparava a coordinarsi attraverso esercizi specifici, poi si passava ai fondamentali e si cominciava ad acquisire la capacità di giocare i primi schemi, i più semplici quelli con il quale è nato il football. Passaggi pochi e corti, formazioni che prevedevano una buona copertura del corridore insegnando, piano, piano cosa vuol dire gioco di squadra e
l’importanza che ognuno ha in campo per la riuscita dello schema. Oggi quando viene un ragazzo in poco tempo, spesso senza spiegargli bene neanche le regole, lo si veste , lo si mette in campo, per la paura che diversamente si annoi e lasci la squadra. La stessa cosa avviene in altri sport, mi ricordo quando cominciai judo, il maestro mi fece passare quasi due mesi solo per imparare a cadere, scomponendo la caduta in varie parti e avendo cura che eseguissi alla perfezione ognuna di esse e solo dopo cominciai ad imparare le mosse. Oggi dopo poche lezioni i ragazzi sono già a fare combattimenti e alla domanda come mai si trascurasse di insegnare al meglio la cosa fondamentale, la risposta è sempre la stessa: la paura di perdere l’allievo perché si annoia. Noi siamo convinti che non ci sia una strada sbagliata per le cose giuste. Giocare bene ed in sicurezza e saltare o fare in modo veloce i fondamentali sono
due cose che non vanno d’accordo. Oggi tutto viene fatto con grande velocità pensando che la parte formativa sia noiosa o qualche volta perfino inutile. Noi siamo convinti che la parte formativa sia quella che ci da la soddisfazione di conquistarci passo, dopo passo la consapevolezza di quanto valiamo e che solo chi pensa di valere poco ha paura di questo percorso. Per questo non abbiamo mai messo tra le priorità per entrare nei Rams la prestanza fisica, ma abbiamo sempre anteposto il carattere al peso e all’altezza. La tecnica contro la forza, la squadra contro l’individuo. Eravamo e siamo convinti che in nessun campo ci si possa improvvisare e che senza un programma, senza delle solide basi, si possa costruire qualcosa di duraturo. Siamo anche convinti che conquistarsi le cose sia molto più bello che averle senza fatica. E’ vero su un monte ci si può andare anche con la funivia o in elicottero, ma noi siamo convinti che la soddisfazione che si può avere imparando prima come ci si deve vestire, poi come ci si deve nutrire, poi provando a fare passeggiate ed infine ad attaccare quello stesso monte con i propri compagni di avventura, sia tutt’altra cosa. Per questo stiamo lavorando per assemblare da settembre una nuova generazione di Rams che piano, piano dovrà integrarsi con lo zoccolo duro della squadra, e per questo stiamo cercando di formare un nuovo coaching staff capace di far fare ai ragazzi quei passi per arrivare alla stessa preparazione degli altri, e per insegnargli ad assaporare anche tutte quelle vittorie intermedie che quel percorso prevede. Tornando alla metafora della montagna è vero che esiste un panorama dall’alto, ma ci sono anche tanti panorami intermedi che vale la pena di godersi. Lasciamo agli altri il piacere di andare in vetta in elicottero, noi ci arriveremo molto dopo ma con due consapevolezze: godremo del piacere di averla conquistata quella vetta e godremo del piacere della discesa e per farlo non sarà una questione di soldi, ma di affiatamento con i nostri compagni di scalata e di tutte quelle doti che solo il tempo tempra e migliora. Chi sale in fretta, scende in fretta noi ci prepariamo a dare il meglio sempre, per questo quando la gente incontra uno di noi dice: Rams is enough!