Un interessante articolo ci porta indietro con gli anni

Massimo Foglio, che ringrazio,  mi ha segnalato questo articolo che parla di un programma che Sam rutigliano mise in atto nei Browns per combattere l’uso di droga ed alcol. Ne parlammo tanti anni fa quando conobbi Sam e sono felice che  oggi a Clevaland sia ancora in attività il centro che lui volle fortemente. Ognuno potrà trarre le sue considerazioni e fare le sue riflessioni, ma forse sarà più fecile capire perchè con Sam sia stato subito feeling.

The Inner Circle

di  Roger Gordon

Articolo apparso originariamente sull’edizione di Aprile 2012 dell’Orange and Brown Report.

 Quando si pensa a Sam Rutigliano, viene in mente un certo tipo di coach, un coach amico dei propri ragazzi, un coach di cui i giornalisti apprezzavano la personalità amichevole e concreta che rendeva semplice la citazione delle sue argute osservazioni.

Quando si pensa a Sam Rutigliano, viene in mente – beh, una persona squisita. Una persona che non farebbe male ad una mosca.

Davvero, Sam era, ed è ancora, una persona squisita. Ma da italiano nato a Brooklyn poteva diventare anche severo, e parlava ai propri giocatori in tutta franchezza.

Era l’estate del 1981. Un giorno Rutigliano, che stava per iniziare la sua quarta stagione come Head Coach dei Cleveland Browns, era seduto nel suo ufficio assieme al running back al secondo anno Charles White. Rutigliano aveva fatto arrivare White, vincitore dell’Heisman Trophy nel 1979 con USC,  in aereo a Cleveland dopo aver sentito da uno dei suoi compagni di squadra che il giovane giocatore era dipendente da droga ed alcol.

“Ho affrontato Charlie” racconta Rutigliano. “Naturalmente l’atteggiamento di coloro che sono afflitti dalla dipendenza da droga ed alcol è quello di negare tutto, diventando dei bugiardi cronici. Così Charlie ed io parlammo per due o tre minuti. Guardai il mio orologio e gli dissi “Charlie, senti, se entro quindici minuti non vai a farti vedere dal Dr. Collins sei fuori.  E’ finita. Ti metterò nei waivers e, se qualcuno me ne chiederà la ragione, gli dirò il perché”. Lui mi guardò e crollò. Poi mi abbracciò e disse che mi voleva bene. E andò dal Dr. Collins”.

Già, ma chi era il Dr. Collins?

“Il Dr. Greg Collins era uno psichiatra alla Cleveland Clinic che si occupava di dipendenza da droghe ed alcolismo”, racconta Rutigliano.

Collins era stato assunto di recente dai Browns come medico responsabile delle dipendenze e riabilitazioni. Non molto tempo prima che Rutigliano mandasse White dal Dottore, il compagno di squadra che gli rivelò la dipendenza di White andò nell’ufficio di Rutigliano per parlargli.

“Quando un giocatore viene nel tuo ufficio e ti dice “Coach, posso parlarle?”, ovviamente la tua risposta è “Certamente”, ma quando ti dice “Coach, possiamo chiudere la porta, per cortesia?”, la tua reazione è “Oh Mio Dio”. Così questo giocatore mi racconta di aver tentato il suicidio due o tre volte dal sesto piano del condominio dove vive a Berea.  Allora gli ho detto “Devi fidarti di me, ed ovviamente io devo fidarmi di te””.

Così nacque “The Inner Circle”, un gruppo di supporto dedicato all’abuso di sostanze che veniva frequentato settimanalmente dai giocatori dei Browns afflitti da problemi di dipendenza da droghe e alcol. (I giocatori avevano anche incontri settimanali individuali con il Dottor Collins). Con il supporto del proprietario della squadra Art Modell e la volontà di Collins di essere d’aiuto, il programma decollò a tutti gli effetti.

“Parlai alla squadra del programma e del Dr. Collins” racconta Rutigliano. “Il mio lavoro era quindi quello di affrontare i giocatori e mandarli dal Dr. Collins, il quale li indirizzava verso un centro di riabilitazione per sei settimane”.

Dopo il ritorno di ciascun giocatore, diventava estremamente cruciale l’appuntamento settimanale con il gruppo. Anche se era venuto a conoscenza della dipendenza di White da un suo compagno di squadra, Rutigliano enfatizzò il concetto di anonimato, quando parlò alla squadra dell’Inner Circle.

“E” dichiara Rutigliano “dissi a quel primo giocatore che mi rivelò i suoi problemi “Non voglio ch tu mi racconti dei problemi di nessun altro. Voglio che i ragazzi vengano da me da soli, perché questo è il modo in cui abbiamo qualche possibilità che tutto questo funzioni””.

Questo giocatore ricevette l’aiuto di cui aveva bisogno e, frequentando gli incontri settimanali successivamente, tornò in piena forma. E così successe per White. (White scelse un centro di riabilitazione a casa sua a Los Angeles invece di uno molto più restrittivo come quelli frequentati da altri giocatori, e così perse il proprio anonimato). White recuperò così bene che venne votato come Associated Press’ NFL Comeback Player of the Year, e venne convocato al Pro Bowl nel 1987, quando vinse la classifica dei runner con  1374 yards corse ed 11 touchdown segnati per i Los Angeles Rams.

“Chiamai Charlie” ricorda Rutigliano scherzando “ e gli dissi “Congratulazioni. Hai giocato per me quattro anni e non mai nemmeno arrivato a 100 yards””.

Dodici giocatori dei Browns si fecero avanti. Il gruppo di supporto venne gestito con l’aiuto di Calvin Hill (la cui ultima stagione come giocatore era stata nel 1981 con i Cleveland Browns) e Paul Warfield. I giocatori vennero sottoposti a dei test antidroga con l’analisi delle urine. La squadra si rese così conto che erano necessarie delle misure decisamente più restrittive.

“Per i primi sei mesi, questi figli di buona donna” esclama Rutigliano “avevano fatto pisciare nelle provette qualcun altro al loro posto. Così dissi a tutti quanti “Sapete, non sono nato ieri! Da ora in poi vi osserveremo mentre piscierete dentro queste dannate provette!””.

Nel periodo in cui venne iniziato il programma Inner Circle, la NFL obbligava tutte le squadre ad avere un dottore nello staff. Secondo Rutigliano, però, nessuna altra squadra possedeva un programma così scrupoloso come l’Inner Circle.

“Le altre squadre avevano qualcuno come il Dr. Collins, ma era tutta scena. Un sacco di squadre, come succede nell’industria, prendono un tizio e lo piazzano “al quarto piano” e pensano di aver così risolto il problema. E’ come se… quando vai via per sei settimane, è come andare all’autolavaggio. La macchina è sporca, ma quando esce dal tunnel del lavaggio, è di nuovo pulita.
               Ma non è la stessa cosa. Si parla di vite. Un giorno alla volta per il resto della tua esistenza.
               Abbiamo salvato una dozzina di vite”.

L’Inner Circle, come gruppo di supporto anonimo all’interno dell’organizzazione dei Cleveland Browns, perse importanza fino a cessare di esistere poco dopo che Rutigliano venne licenziato da capo allenatore dei Browns il 22 Ottobre 1984.

Il 14 novembre 2007 Rutigliano, che considerava l’Inner Circle il suo miglior traguardo raggiunto come coach nella NFL, venne insignito del National Council on Alcoholism and Drug’s Dependence Bronze Key Award dalla affiliata del Northeast Ohio alla NCADD, Recovery Resources. Nel suo discorso in occasione della consegna del premio, il Dr. Collins, oggi capo sezione della Clevenad Clinic Foundation’s Drug and Alcohol Recovery Center e vincitore del Bronze Key Award nel 2006, caldeggiò fortemente la candidatura di Sam Rutigliano per la Pro Football Hall of Fame come riconoscimento del suo lavoro con l’Inner Circle.

Oggi l’Inner Circle è rinato come “Coach Sam’s Inner Circle Foundation”, un’organizzazione no-profit che si occupa dei bambini disagiati delle comunità nella periferia di Cleveland con iniziative e programmi volti a combattere l’abuso di droghe, il crimine e la violenza fornendo opportunità positive e caratterizzanti tramite lo sport, lo studio ed il supporto.

Coach Sam’s Inner Circle Foundation

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Fifth Third Building, Suite 1300

Cleveland, OH 44114

http://innercirclefoundation.org