Interessante lettera dal Presidente dei Warriors.
Riceviamo e pubblichiamo, ognuno tragga poi le proprie conclusioni. Noi le nostre le avevamo dette un po’ di tempo fa, e possiamo dire con orgoglio che il nostro bilancio è in regola e che non abbiamo debiti con nessuno e che non abbiamo mai cambiato ragione sociale dal 2008..Aggiungiamo solo che questa lettera avrebbe avuto ben altro peso se scritta prima che i Warriors perdessero la partita di semifinale coi Seaman. Domani faremo comunque le nostre considerazioni.
A TUTTO IL MOVIMENTO DEL FOOTBALL AMERICANO IN ITALIA
Zero americani per il 2014 e per il 2015, per poi rivedere la posizione per il 2016.
Le motivazioni di tale proposta vanno ricercate nel fatto che le condizioni delle società sportive non professionistiche hanno e continueranno ad avere dei problemi finanziari per i prossimi 12/24 mesi almeno e che la capacità di andare anche controcorrente, rinunciando alla possibilità di mantenere alto lo spettacolo per la presenza di atleti americani, deve essere letta non come una sconfitta per il movimento, ma una precisa volontà di programmazione “imprenditoriale” applicata alla gestione dello sport.
Un amministratore lungimirante gestisce le proprie attività non solo per garantirsi l’oggi, ma deve operare per dare continuità al proprio progetto, a volte anche apportando scelte drastiche ed impopolari, ma certamente con lo scopo di portare avanti un programma a più largo raggio (almeno 2/3 anni).
Ammettere oggi che il football americano é uno sport emergente é una falsità che, almeno tra di noi, possiamo risparmiarci.
Il football é assolutamente figlio del proprio tempo, con un numero di formazioni cosiddette di elite, sempre inferiore.
Con una rappresentanza territoriale di poco superiore a quegli sport assolutamente marginali e caratterizzati dalla presenza di comunità straniere nel nostro paese (hockey su prato, cricket o poco di più).
Se a questo ci aggiungiamo che, le ultime comunicazioni del Presidente di Lega, spesso si concludono sollecitando il regolare pagamento degli impegni finanziari già deliberati ma ancora ad oggi non adempiuti, allora si evidenziano tutte le problematiche (non parlo affatto di malafede) che contraddistinguono le nostre singole e migliori realtà a livello nazionale.
Un campionato nazionale a 8 squadre, rappresentativo di 5 regioni e 7 città, tre delle quali distanti 100 km una dall’altra, è veramente poca cosa, anche se per ognuno di noi, rappresenta, con orgoglio, il proprio mondo.
Cosa fare, quindi ? La mia proposta é quella di considerare il 2014 come un anno zero, nel quale mettere in fila almeno una ventina di squadre rappresentative di molte delle regioni italiane e ricostruire, in un momento epocalmente drammatico, la capacità di fare reclutamento, di impegnarsi maggiormente sui propri territori, di attivare veri rapporti con i media del territorio (in serie A ci sono società che non hanno pubblico perchè non sono conosciute neanche a casa loro, dai propri organismi di stampa e comunicazione), di aprire dialoghi con le scuole, di formare gli ex giocatori verso un’attività propeduetica del football che potrebbe anche sfociare in un percorso di coaching.
Sono tante le cose che si potrebbero fare rinunciando, ognuna di noi, all’assillo della rincorsa all’americano migliore, dell’uomo che, sì, ci fa vincere le partite, ma non comprende il significato di ritrovarsi a settembre magari ancora con qualche fornitore da pagare, in vista di un campionato giovanile che spesso capita di splittare con altre società per garantirti un numero sufficiente di giocatori e tante altre cose.
MAURIZIO BENASSI
Presidente
WARRIORS BOLOGNA