La pazienza, altra virtù del football.

 Ieri sera una persona con la quale parlavo mi chiedeva come mai il campionato di football durava solo tre o quattro mesi, mentre in altri sport si gioca decisamente di  più. La stessa persona mi incalzava poi contestandomi la lentezza del gioco a causa delle frequenti interruzioni. Queste due obiezioni vengono speso sollevate da chi poco conosce il nostro sport e da chi, innalzando il calcio al massimo livello, contesta tutto ciò che ad esso non assomiglia. Infatti io mi chiedo, al contrario,  come mai a calcio si giocano  così tante partite  e come mai il tempo effettivo di gioco è così poco? Fatta questa premessa ho poi spiegato al mio interlocutore che il football non è uno sport che si può improvvisare, in quanto sport estremamente tecnico e complesso e che per poterlo praticare occorre una grande preparazione fisica ma soprattutto tecnica e questa non la si può acquisire in poco tempo. Il tempo che precede il campionato è il tempo più importante. E’ il momento in cui si impara e si acquisiscono le tecniche e le tattiche, si cerca di capire cosa sia consentito fare e cosa sia considerato fallo, è il tempo in cui si potenziano i muscoli e si tonifica il corpo per poterlo poi sottoporre agli sforzi ed ai recuperi che il gioco pretende, una volta iniziato il campionato. Se cosi non fosse l’unico risultato sarebbe  veramente un gioco diverso e snaturato, con roster ridotti a minimi termini con  frequenti infortuni spesso anche gravi. Uno sport non può mai far correre rischi simili ai suoi praticanti. Il campionato serrato è un’altra delle caratteristiche di questo sport  che ha tra le sue capacità anche quella di giocare con dolori, infortuni lievi, lividi e così via ed insegnare ai ragazzi ad innalzare la soglia del dolore insegnandogli ad affrontare i contrattempi che ne possono limitare il rendimento, cos’ come  dovranno poi fare quando si troveranno ad affrontare  le asperità che spesso la vita gli porrà  davanti. In questa grande importanza avrà anche il sostegno dei compagni , lo spirito di squadra, un anestetico in più,  che ovviamente si forma e si radica durante il lungo periodo di allenamento. Venendo poi all’obiezione delle pause durante il gioco gli ho ricordato che solo il calcio, che permette una ignobile melina, ha poche pause tra un gioco e l’altro mentre tutti i giochi che hanno un minimo di strategia hanno tutti bisogno di pause di riflessione per permettere di scegliere lo schema migliore. Pensiamo al tennis, nessuno considera le pause per il servizio pause inutili, e neanche il cambio di campo, dove l’atleta ha il tempo di  pensare se variare o meni il propri gioco. Così nella pallavolo dove ogni servizio la squadra ha il tempo di chiamare uno schema, e perfino nel pugilato si concede un importante minuto di pausa tra un round e l’altro proprio per riordinare le idee, senza che nessuno abbia  mai considerato questi sport particolarmente lenti. No un coach di football non solo deve scegliere e comunicare in campo in 24” che schema e formazione giocare, ma anche da chi farlo giocare avendo a disposizione vari cambi a secondo dello schema che si ha intenzione di chiamare.  Sodisfatto dalle mie risposte mi ha promesso che verrà il 9 giugno a vederci al Saini nel Football Day  e sono sicuro che da quel giorno diventerà un nuovo appassionato. Questo confronto mi ha però anche fatto capire quanto ci sia ancora da fare per spiegare e far capire che fantastico sport sia il nostro. Riflettendo con lui mi sono anche convinto che la pausa forzata di quest’anno delle giovanili, che in fondo sono l’ossatura delle formazioni del nostro campionato, sia stata molto utile proprio in funzione di una ulteriore crescita tecnica. Credo che in due anni siamo riusciti a portare un abbassamento dell’età media  notevole, pur non avendo limiti di età per i praticanti, abbiamo squadre formate prevalentemente da giovani o giovanissimi, i quali crescendo bene ed in fretta lasciano poco spazio a chi pur avendo grande esperienza non è più supportato da un fisico adeguato. Il lavoro è appena cominciato ma ormai è appurato. “ La gente come noi non molla mai”.