Il week end del Superbowl

Tutto il mondo festeggia la finale del campionato professionistico di football americano, il business trova la sua massima manifestazione in questa finale che ha poco di sportivo e molto di show. Quattromilioni di dollari per trenta secondi di pubblicità, cinquemila dollari circa il prezzo del biglietto per i pochi che riescono ancora a trovarlo. Questi solo alcuni dei numeri che ci danno l’idea di cosa rappresenti il Superbowl. I giornali indugiano sulla storia dei due fratelle seduti su panchine avverse, sull’ultima partita del Linebacker che cominciò la sua carriera vincendo il Superbowl con i Colts e vorrebbe finirla vincendolo ancora, parlano del solito spettacolare concerto inserito nell’intervallo lungo, a noi continuano a risonare nelle orecchie le parole di coach Mike Macintyre dell’università del Colorado, che davanti ad una assemblea gremita chiedeva con commozione alla platea di coach: “Siamo sicuri che il sogno di chi gioca a football sia arrivare a giocare nella NFL?” e quindi incalzava l’assemblea chiedendogli come mai è sei volte più facile che sia un ex pro a tentare il suicidio rispetto ad un cittadino normale, o come mai oltre il sessanta per cento degli ex pro ha gravi problemi esistenziali alla fine della carriera, problemi che sfociano in tracolli finanziari, depressione, dipendenza da alcool o droghe?  Ecco io quelle parole non riesco a levarmele dalla testa. Ritengo il football lo sport più bello del mondo. Credo e sono convinto che giocare a football sia un grande privilegio ed una fortuna, ma ho ben presente che tutto questo è vero fino a quando il football è e resta uno sport, grazie al quale impari a crescere, condividere, migliorarti sotto tutti i punti di vista.Quando da sport si trasforma in un lavoro, quando i tuoi compagni di squadra diventano esclusivamente dei colleghi di lavoro ed il tuo unico scopo è strappare il miglior contratto possibile fregandotene di tutto il resto, quando sei pronto a cambiare maglia, anche durante l’intervallo se si potesse, se la squadra opposta di offre un contratto migliore, non possiamo più parlare di sport, ma di show legittimo, per carità, comprensibile, sei un professionista e giochi per chi ti paga di più, ma molto lontano dal nostro modo di concepire il football, dove non so se vincerò o perderò ma sono sicuro che lo farò insieme ai miei compagni di squadra. Certamente cosi facendo non arriveremo a contratti milionari ma sapremo di avere una rete di amicizie che sapranno di poter contare su di noi. Si guarderò il Superbowl, sicuramente sarà un grande spettacolo, ma sarò ben consapevole che non sarò di fronte ad un evento sportivo, ma ad un grande spettacolo e non invidierò chi conquisterà l’anello tempestato di brillanti ho già il mio costruito con tanta fatica insieme a tanti ragazzi che hanno dato tutto insieme per non lasciare indietro nessuno di quelli che con loro si erano allenati. Si anch’io sono con coach Macintyre, il sogno americano è poter giocare a football per imparare i tanti valori che questo riesce ad insegnarci e non diventarne un professionista per guadagnare tanti dollari.