Strana cosa i Rams.

L’altro ieri ho incontrato un amico oltre che ovviamente un ex compagno di squadra che è oggi un uomo molto importante. Non lo vedevo da circa vent’anni, salvo che per una cena di squadra del 2005 ma nella quale non avevamo avuto occasione di parlarci essendo molti i presenti. Io volevo sapere dei suoi tanti affari, delle sue acquisizioni con l’orgoglio di poter dire che  io questo lo conosco e lo anche cazziato, ma lui continuava a riportare il discorso su gli anni passati insieme. Io chiedevo del ministro ma lui tornava su quei legami instaurati tanti anni fa, tra persone di estrazioni, culture e classi estremamente diverse  che per una magia che la squadra creava diventavano solo componenti di pari importanza del medesimo ingranaggio. Le differenze diventavano ricchezze e contrariamente alla società di oggi nessuno cercava di apparire, perché in campo era meglio se eri e non se apparivi, la squadra non perdonava. Il sotto maglia ufficiale  diventava il sacco della spazzatura e non la maglietta costosa idrorepellente, il bagno schiuma era un prodotto inutile, ci sarebbe sempre stato qualcuno che sarebbe arrivato con quello che la mamma riteneva la cosa più importante per giocare, il bagno schiuma appunto.  Non c’era un ruolo ambito, c’era solo la lotta per conquistarlo un ruolo, per poter essere in quel circolo esclusivo che era l’hudde in campo, dove il capitano diceva cose che solo quei pochi eletti potevano sentire e condividere e che sarebbero diventati undici leggende diverse tornando in pulmann, salvo per quelle situazioni, quelle che contavano veramente, quelle in cui Iacopo Samurai Nardi immagino dicesse qualcosa tipo : ” adesso basta da qui non passano”  guardando negli occhi attenti ognuno dei componenti della Green Dame o quando io .. , no quello che ci dicevamo noi è nostro, è quello per il quale ci allenavamo, sudavamo, imprecavamo, ma che ancora oggi è nel nostro dna, nel dna di quelli che scelsero di giocare contro squadre che pagavano giocatori americani con l’orgoglio e la spavalderia di chi sceglie di accettare anche di perdere ma di farlo insieme, spalla a spalla senza star e senza prezzolati. Si nei Rams non si è mai pagato nessuno, si giocava e si gioca per l’onore ed il piacere di poter dire di esserci, non importa contro chi perdiamo o vinciamo  ma a fianco di chi giochiamo e di nessuno dei nostri compagni ci siamo mai vergognati e nessuno di loro ha mai preso soldi della società per condividere quello che noi abbiamo condiviso. Alcuni andarono via attratti dai soldi che gli sarebbero stati garantiti  ma rimanendo legati alla squadra, anche se allora non fu facile capirlo, altri se ne andarono proprio perché non condivisero i nostri valori e oggi cercano di voler far credere di essere rimasti moralmente con noi. Ognuno di noi sa chi appartiene alla nostra storia e chi se ne vuole appropriare. Non sempre ci sono parole appropriate per raccontare cosa vuol dire appartenere ad un gruppo, chi fa parte di questo gruppo  lo sa, chi c’era per caso lo sa, chi viene tollerato lo sa, sarà per questo che nel bene e nel male si dice: “Rams is enough”.