Penso quindi sono, programmo quindi sarò.
Questo dovrebbe essere il nostro obbiettivo, anche se come abbiamo visto il problema mondiale è stata la mancanza di programmazione. Il mondo si è indebitato per i prossimi secoli proprio perché è mancata una corretta programmazione. Dallo sport, dal nostro sport, dalla nostra squadra, dobbiamo cercare di riimpadronirci della capacità di programmare, di riuscire a poter realisticamente ipotizzare i prossimi mesi ed i prossimi anni. Da tutte le parti leggiamo e ci dicono che ai giovani, manca il futuro, che avranno vita difficile, poi ci si stupisce se gli stessi ragazzi ai quali diciamo queste cose non vogliono investire il loro tempo negli studi o nell’imparare un mestiere, preferendo certezze e gratificazioni facili ed immediate anche se queste rovineranno il loro futuro. Non possiamo influire sui massimi sistemi, ma possiamo fare in modo che nel nostro piccolo cominciamo ad ipotizzare un mondo diverso da quello catastrofico che ci viene proposto. Sarà questo che cercheremo di fare da settembre ed è su questo a cui oggi stiamo lavorando. Ci stupiamo se ai vertici di tutto il mondo politico e non ci siano persone datate, ma nel football non è forse lo stesso? Dove sono i giovani che vogliono imparare ad insegnare, dove sono i programmatori dei prossimi anni? Quanti adorano il football fino a quando ne sono protagonisti, senza domandarsi cosa sarà dopo di loro? Quante società hanno programmato i loro prossimi tre anni? Quante navigano a vista sperando ogni giorno che succeda qualcosa? Noi crediamo in questo sport, nella sua capacità di affrontare in campo gli stessi problemi che saremo chiamati ad affrontare nella vita. Ci siamo riusciti in parte con i successi ottenuti nei risultati scolastici, ci dobbiamo riuscire nel creare una organizzazione che riesca a diventare un esempio. Ci sono giocatori da continuare a reclutare, ma ci sono anche dirigenti che dovranno garantire la nostra sopravvivenza nel tempo, per permettere ad altri ragazzi di poter usufruire di questa grande scuola di vita e fabbrica di amicizie vere e sincere, ci sono allenatori da formare per garantire di poter giocare in sicurezza, ci sono insomma tante cose da fare, prima ancora di andare sul campo. Siamo partiti con il contenimento delle spese e ci siamo riusciti, siamo sopravvissuti ad attacchi denigratori e a due scissioni, ora dobbiamo cominciare ad ampliare quello che abbiamo creato programmando degli obbiettiv
i. Non ci deve bastare più solo indossare un casco ed un paraspalle ed andare in campo, quello non è giocare a football. Per giocare a football, bisogna imparare a farlo, bisogna imparare ad accettare che senza allenamento non si può giocare. Bisogna capire che se gli americani giocano con squadre di 40 componenti se si gioca con sedici, non si gioca a football. Bisogna capire che se si scrive che questo è un gioco di centimetri, se si esalta il discorso di Al Pacino e poi si esulta per una media a portata di oltre 10 yards c’è qualcosa di sbagliato o non si sta parlando dello stesso sport. Noi da settembre continueremo e cercheremo di insegnare quello sport in cui ogni centimetro costa fatica, una squadra di football è formata anche da difensori, che hanno il loro orgoglio, la loro dignità, e che se prendono trenta punti non ci dormono la notte, anche se la loro squadra ha vinto. La line a di scrimmage determina quale è il mio territorio e nessuno viene nel mio territorio senza pagare un prezzo. Questo è il football che mi hanno insegnato, questo è il football che mi ha appassionato. Rancati, Saguatti, Roccia, Talone e i tanti difensori dei Rams mi hanno sempre fatto pagare un biglietto per correre in casa loro anche durante l’allenamento e se ci sono riuscito è perché cercavo di farlo insieme ai miei compagni di attacco, imparando così la forza che un gruppo affiatato, disciplinato ed organizzato può esprimere. La stessa filosofia ho usato nella mia famiglia, nel mio lavoro e la stessa filosofia è quella che cercheremo di trasmettervi da settembre. C’è chi scrive gli slogan a noi piace viverli.