Sale la tensione
Mancano meno di settantadue ore al primo Superbowl della nostra storia: sarà il 32°. Lo abbiamo inseguito per tanti anni, senza mai riuscire a raggiungerlo. Quando sembrava che fosse possibile, quando già pensavamo in quale albergo saremmo andati a dormire a Rimini, una brutta giornata contro gli Angels di Pesaro ci fermò alla semifinale e ci relegò al ruolo di spettatori. Molti dei ragazzi che scenderanno in campo sabato sera a Bresso alle 21 al campo comunale di Via Deledda, non erano neanche nati, ma ne avvertono oggi la responsabilità. Sanno di rappresentare lo spirito di una squadra che da sempre va contro corrente. Più attenta a dare la possibilità a tutti di poter giocare, più attenta ai risultati umani che a quelli agonistici. Convinti che dalla forza della squadra e non da singoli giocatori devono venire i risultati è riuscita ad amalgamare persone di differenti nazionalità, religioni, cultura, estrazione sociale facendoli diventare una sola cosa. I nomi della difesa dei Rams anni 80 hanno fatto la fortuna della nostra nazionale e delle molte altre squadre che ne comprarono i servigi, alla
nostra chiusura e alcuni perfino prima permettendo la sopravvivenza dei giocatori rimasti fino a quando ci fu permesso sostenere i costi. I bilanci trasparenti sono stati un’altra delle caratteristiche che ci hanno distinto e fu ed è anche per questo che nessun giocatore dei Rams è mai stato pagato. L’aiuto ad un amico in difficoltà era un obbligo ma mai nessuno, qualunque fosse la sua fama o la sua notorietà o capacità è stato da noi pagato per fare ciò che amiamo: giocare a football. Stessa cosa valse per gli allenatori e i dirigenti, perfino Sam Rutigliano Haed Coach dei Cleveland Brown, eletto coach dell’anno della NFL, nel 1984, accettò di venire ad insegnare football ai quei ragazzi con la maglia verde senza alcun compenso economico. Certamente non gratis. Nessuno lavora gratis e tanto meno i Rams. I sorrisi riconoscenti, le facce soddisfatte, l’impegno e la passione che i ragazzi mettono nel seguire le direttive, nell’impegnarsi anche nella vita quotidiana, sono soddisfazioni alla quale nessuna ricompensa economica potrà mai essere equiparata. Alcuni ritengono tale prezzo troppo elevato e preferiscono lasciare la squadra, ma chi ha la forza e la determinazione per restare sa cosa vuole dire far parte di questo gruppo. Per questo sabato sera ancora una volta non ci affideremo ai fuori classe, ma se qualcuno vi sembrerà tale sarà per il lavoro che i compagni fanno e c
he lui finalizza. Ogni yarda guadagnata dai nostri corridori nasce dagli sforzi della nostra linea e dei nostri bloccatori, loro si impegnano per non vanificare il lavoro degli altri, così come il placcaggio di un difensore è sempre frutto delle chiusure del campo da parte degli altri, niente in questo gioco ed in questa squadra in particolare, è frutto del lavoro di un singolo. Di più, spesso è frutto del lavoro di chi accetta di stare in panchina impegnandosi in allenamento, stimolando così chi andrà in campo, tranquillizzando tutti in caso di indisponibilità, dando garanzie per eventuali cambi. Non so quanti saranno in tribuna di tutti quelli che hanno indossato la maglia dei Rams, molti hanno impegni con la famiglia, ma state tranquilli che in campo li sentiremo al nostro fianco tutti ad incitarci e sostenerci, per ricordarci che vincere può non essere tutto alla sola condizione che si giochi da Rams, insieme, guardando non tanto contro chi si gioca, ma al fianco di chi scendiamo in campo.