Il giocoliere
Torino, semaforo di largo Orbassano. Scatta il rosso e un giocoliere invade l’asfalto per dare spettacolo ai motorizzati in attesa. Purtroppo non è giornata: una clavetta cade a terra e anche il cappellino, invece di roteare diligentemente lungo la schiena, preferisce andarsene altrove. Lo sguardo avvilito, il giocoliere si piega a raccattare gli attrezzi del mestiere. Un uomo su una moto sta per allungargli la moneta d’ordinanza, ma lui sorride e scuote la testa. «No, grazie. Troppo errore», spiega in un italiano stentato. E anziché fare la questua fra le auto in coda, si rifugia sull’aiuola accanto al semaforo per esercitarsi.
Riassumendo: il giocoliere ha rinunciato al compenso perché ha ritenuto la propria prestazione inadeguata, era visibilmente imbarazzato per la figuraccia e invece di sedersi ad aspettare il rosso successivo, magari prendendosela con la sfortuna, ha preferito utilizzare quei pochi secondi di pausa per allenarsi. Ciascuno pensi al proprio ambiente di lavoro e faccia i paragoni che crede. A me basta dare un’occhiata allo specchio per avvertire, al confronto, un pizzico di disagio. ….. Perché la sensazione – la sensazione del mio amico, s’intende – è che in momenti come quelli che stiamo vivendo non servano degli esperti, ma dei caratteri
Massimo Gramellini (estratto da uno scritto per : La Stampa)
Credo che ognuno possa trarre le proprie considerazioni senza ulteriori spiegazioni.