Tornati da San Antonio.

Tante le emozioni vissute in questi giorni, tanti i personaggi incredibili dai quali abbiamo avuto incitamenti e apprezzamenti per il lavoro svolto. Come sempre questo sport ci permette di vivere avventure affascinanti e grandi emozioni. Sentir parlare sulla leadership e confrontarsi con Sean Quinland, maggiore dei Marines, o scambiare opinioni con coach di chiara fama e osservare che la maggior parte degli interventi non è stata fatta quest’anno su questioni tecniche, ma morali ed etiche,  ci ha fatto tornare con la convinzione che la strada da noi scelta, della trasparenza e formazione è quella che ha anticipato perfino i grandi degli States. Troppi i problemi dei giovani nel mondo per limitarci ad utilizzare  uno strumento importante come lo sport per vincere o perdere una partita. Il nostro impegno, ma anche il loro è e dovrà sempre più essere sulla formazione degli individui. Va in questa direzione, per esempio, l’innalzamento obbligatorio del rendimento scolastico assunta dalla NCAA per permettere ai giocatori di entrare a far parte delle squadre dei college. Non più studenti con medie basse, ma studenti modello per tentare di diventare giocatori forti. Noi dal nostro canto non avendo la pressione mediatica della NCAA e non avendo finanziatori che pretendono risultati per raggiungere visibilità, vogliamo che chiunque voglia possa avere l’opportunità di provare a giocare, certi che l’impegno che profonderanno nella  squadra non potrà che migliorarli come individui nella vita. Si,  a noi, come detto ieri sera ai ragazzi, non basta più solo giocare, vogliamo prima di tutto imparare a giocare, vogliamo farlo bene in modo corretto e attraverso  una squadra che deve sempre più organizzarsi per meglio soddisfare queste esigenze. Per questo parteciperemo a tutti i camp che la FIF a.s.  organizzerà, e per questo abbiamo ottenuto di poter inviare questa estate gratuitamente negli States alcuni di noi a seguire gli allenamenti di alcune high school, proprio perché siamo convinti che insegnare le cose giuste sia fondamentale per imparare bene. Siamo convinti che le vittorie sul campo siamo importanti ma limitative, basterebbe infatti  scegliere avversari più deboli ed usciremmo sempre vincitori, basterebbe  inserire in una squadra debole e sprovveduta quattro giocatori forti ed automaticamente anche chi non si è impegnato potrà vantarsi della vittoria.La nostra vittoria, quella che vogliamo a tutti i costi, è la più difficile che un uomo possa raggiungere, la più ambiziosa, ma proprio per questo quella che più ci piace, la vittoria alla quale aspiriamo è: quella su noi stessi. Quella che si gioca nel campionato più lungo e duro del mondo, quello che è cominciato quando abbiamo capito, forse anche  grazie al football, quanto è difficile essere coerenti, quanto è difficile essere onesti. Si il nostro campionato si gioca sempre, tutti i giorni, per questo dobbiamo allenarci ed è per questo che anche dopo vent’anni quando ci incontriamo, come è successo con Tarek e Randy, c’è ancora uno spirito di squadra, proprio perché il nostro campionato non è finito, lo stiamo ancora giocando ed è più bello giocarlo insieme. Ogni giorno, sia che andiamo a lavorare, sia che andiamo a scuola, sia che viviamo con i nostri genitori, che siamo sposati o che viviamo da soli, giochiamo la nostra partita e dobbiamo sapere che al nostro fianco tanti nostri compagni fanno altrettanto, pronti a sostenerci nel momento di difficoltà, sia questo in campo oggi o domani nella vita. Si, è più facile stare alla play station che studiare, è più facile tradire che essere coerenti, è più facile scegliere quello che decidono i più sapendo che è sbagliato, per combatter per le proprie idee  bisogna averle le idee e soprattutto bisogna crederci in quelle idee. Noi le abbiamo, ed in quelle ci crediamo e siamo disposti a farci insultare e deridere pur di affermarle e di portarle avanti non contro il mondo ma per noi stessi.Proprio li ad Alamo trecento valorosi si sono immolati contro 5000 messicani. Non hanno chiesto quanti erano loro e quanti gli altri, si sono chiesti se era giusto ed è per questo che ancora oggi si dice “Don’t forget Alamo”.
A San Antonio abbiamo trovato tante persone che hanno condiviso il nostro modo di pensare e che si sono dichiarate disposte ad aiutarci, siamo consapevoli che non si costruiscono grandi cose in poco tempo, ma la pazienza e la voglia non ci mancano, si ormai lo sanno anche negli States: “ La gente come noi non molla mai”.