Le parole di un capitano
Vorrei capire una cosa che mi lascia perplesso, tralasciando gli articoli giornalieri di Paolo che sono il più delle volte degli spunti riflessivi per fare i conti con la propria coscienza. Perché dopo le sconfitte e nei prepartita successivi le persone hanno un sacco di cose da dire in spogliatoio e perché dopo le vittorie invece nessuno scrive più nulla se non: “bravi, bella partita”? Non capite che la cosa è ridicola? Così mi sono domandato il perché, e ho capito che la risposta è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno la coglie. Chi parla tanto lo fa solo perché cerca di giustificare le proprie sconfitte e di incoraggiare se stesso. Tutte le parole dette servono solo per riempire le bocche di chi non riesce a capire che la verità delle cose sta nella semplicità, e sulla semplicità non si sprecano parole, perché c’è poco da dire. E’ proprio questo che spesso ci ha fatto perdere la testa e conseguentemente le partite. Ci siamo fatti condizionare dalle troppe parole, da grandi monologhi fatti da qualcuno in spogliatoio che si improvvisa oratore sul perseguire la vittoria come unico obbiettivo. Quelli che scrivono pagine di perché, per come, che sparano tanti paroloni e poi non vengono agli allenamenti…Sapete cosa vi dico, state zitti, muti, perché solo chi ha il casco in testa e la testa al suo interno potrebbe parlare, ma non lo farà. Non lo farà perché si è reso conto che c’è poco da dire agli altri, ma molto da lavorare su se stesso. La voglia di vincere, di migliorarsi, non è qualcosa che può essere trasmessa con le parole, non si può agire dall’esterno su qualcosa che viene dall’interno, è come cercare di accendere una candela in un portacandele di vetro appoggiando la fiamma sul vetro. La voglia di vincere è un miscuglio di adrenalina, ansia, gioia, fatica, cooperazione, frustrazioni e tanti altri sentimenti e queste sono tutte cose che vengono dal cuore, e questo cuore pulsa a ritmo di RAMS, RAMS, RAMS, RAMS… Quindi per favore, piuttosto che cercare di cambiare quelli che ci stanno attorno con ridicoli tentativi e belle frasi, prendiamoci un attimo per chiuderci in noi stessi, facciamo i conti con la nostra coscienza, con ciò che REALMENTE siamo, e non con quello che pensiamo o vogliamo far credere di essere ed iniziamo da li il cambiamento. Vogliamo vincere? Dobbiamo essere i primi a comportarci di conseguenza senza saltare gli allenamenti, senza trovare in ogni botta, in ogni dolorino una scusa per fare meno. Smettiamola con questa storia della scuola, scommetto che se ci fosse una bella gnocca ad aspettarci dalle 7 alle 9 non la paccheremmo dicendole che dovevamo studiare. Avremmo studiato prima al limite.
Ragazzi che oggi scenderete in campo (JACK, ALE, CRI, FEDE, STE, EDO, NICO, LUCA, VALE, LUIS, MALCOM, OMAR, ANDRE, GIO, MICHI, FRA, RICHI, RAMY, MARCO, GIULIO, JACO, KARIM, LEO, PIERO, LUIGI, MANUEL, ARTU, UMBE e TUTTI GLI ALTRI, ma anche GIGIO, LUCA; FRANZ) cerchiamo in noi stessi questa voglia di vincere, e mettiamola a disposizione di tutti NON con urla da vichinghi e paroloni stereotipati, ma giocando ttutti insieme ognuno per l’altro, e questo lo faremo facendo il meglio che potremo in quello che ci compete. Un nostro compagno sbaglia? Tranquilli, si rifarà la volta prossima. Prendiamo il primo touchdown? Ok, capiamo insieme dove abbiamo sbagliato e facciamo in modo di non sbagliare più…LA VITTORIA NON è UN OBBIETTIVO MA UNA CONSEGUENZA FAVOREVOLE. E’ la conseguenza di questo modo di essere, quello che dobbiamo perseguire giocando usando il cuore per dare il massimo per noi, e la testa per cooperare al massimo con gli altri. Io sarò li con voi, di fianco a voi, a condividere la stessa aria, a condividere le stesse emozioni, consapevole del fatto che i nostri cuori batteranno all’unisono. Ne sono consapevole perché me lo sento dentro, l’unico modo per farlo capire agli altri non è con i bla bla bla… ma …DIMOSTRARLO…
Greg 48