Il sacchetto nero e il nostro impegno
Leggevo il racconto delle emozioni, che Fra Mira ci ha fatto sabato su questo sito : “ .. La scelta sta a noi, sta a noi decidere se dobbiamo lasciarci trasportare e bloccare dalle emozioni, o essere pronti a reagire. Ogni volta che Alfredo, durante l’allenamento, decide di metterci alla prova tira fuori la famosa “bandiera bianca”(chi non regge l’allenamento può toccare la bandierina e lasciare il campo). Sta a noi decidere se buttare via tutto quello che abbiamo fatto fino ad allora e arrenderci alla prima difficoltà che ci si presenta o se continuare a combattere. In allenamento, come in partita e nella vita, siamo solo noi a decidere se lasciar perdere tutto o tenere alto il nostro nome. Ovviamente la strada più facile è la prima, ma come sempre ci viene detto ”la strada più facile non è quasi mai quella giusta”. Martedì stavo decidendo di lasciare tutto e andare a toccare la bandierina bianca. Il dolore al ginocchio era lancinante, tanto che mi sono venute fuori le lacrime (fortunatamente coperte dalla pioggia appena iniziata). Tutte le parti del mio corpo mi dicevano di rinunciare, tranne una. Questa non era la mia testa, ma il mio cuore. Il fuoco che ardeva dentro di me prese il sopravvento e mi ha permesso di fare quegli ultimi metri che pochi secondi prima mi sembravano chilometri. Tutto questo è dovuto alla voglia di non lasciare i miei compagni da soli, di non essere l’anello debole della catena e soprattutto di non dare ad Alfredo la soddisfazione di avermi spezzato. Tutto dipende da noi, solo noi possiamo scegliere cosa fare del nostro futuro, nessuno deve condizionarci e nessuno può aiutarci nella scelta.” In un secondo ho visto quante volte nella vita io non abbia avuto il coraggio di fare la stessa scelta di Fra Mira, quante volte ho scelto la strada che sembrava la più facile, rendendomi conto dopo breve che era quella sbagliata. Malgrado i tanti allenamenti, malgrado le tante lezioni o esempi, non sempre si riesce, Forse perché nella vita spesso non si sente il sostegno della squadra alle spalle o non si ha la percezione di una squadra alle spalle. Quando magari siamo alla scrivania e dobbiamo scegliere se fare un lavoro, o studiare, e abbiamo la tentazione di rimandare ed accendere il pc convincendoci che dopo cinque minuti di svago torneremo al dovere, quando dobbiamo scegliere se pagare il biglietto del tram o passare convinti che in fondo se lo fanno gli altri perché noi no? Potremmo continuare con molti altri esempi e situazioni. La prossima volta in quel momento penserò a quanto ha scritto sabato Fra Mira. Il suo sforzo mi deve ricordare che non siamo soli quando facciamo le cose giuste. Mi ricordo di un governo di pochi abitanti, che facendo leva sul senso di responsabilità invitò tutti i cittadini con un reddito, a versare in un giorno stabilito, quanto ritenessero giusto, senza che nessuna legge glielo imponesse o li obbligasse. I cittadini che avevano un reddito avrebbero dovuto passare il primo di gennaio di ogni anno e gettare un sacchetto nero con all’interno una quantità di monete d’oro, in un enorme sacco nero, eseguita questa operazione avrebbero ricevuto una spilla che attestava il versamento effettuato ed il loro grande senso civico. Bene grande fu il compiacimento del governo e della nazione tutta quando il giorno stabilito videro in coda una moltitudine di gente, molti dei quali, precedentemente, non avevano mai pagato le tasse. Furono talmente tanti che dovettero allungare il tempo della raccolta. Alla fine il governo decretò un giorno di festa chiamato il giorno del senso civico. Tutti si compiacevano di quella decisione che dimostrava che quando finalmente ognuno poteva pagare quello che riteneva giusto, tutti facevano il loro dovere. Potete immaginarvi lo stupore quando, aperti tutti i sacchetti neri contenuti nell’enorme sacco, ci si rese conto che nessuno aveva versato alcuna moneta d’oro, ma solo false monete di ferro, convinti che nella moltitudine delle monete d’oro la loro furbata non avrebbe arrecato alcun danno, e che nessuno ci avrebeb fatto caso. Non c’è un giocatorenei Rams che può non dare il proprio contributo in campo, cosi come non c’è un cittadino, un padre, una madre, una uomo qualsiasi che può o deve pensare che il suo contributo non sia determinante o che possa passare inosservato. Ricordiamocelo sempre, facciamo il nostro,non speriamo che siano gli altri a farlo per noi, ma impegnamoci per dare quanto possiamo.