Riceviamo e pubblichiamo

Coach Franz Lanzani ha voluto farci partecipi dell’esperienza che ha da poco vissuto, scirvendoci, ancora sotto l’effetto del Jetleg queste righe. Oltra che invidiarlo profondamente per l’esperienza che ha potuto vivere, non possiamo che ringraziarlo per averci fatto partecipi della sua esperienza, aspettando magari maggiori dettagli appena avrà avuto il tempo di riiordinare le idee.  Il sapere che un nostro ex giocatore, che ha mosso i primi passi da coach da noi  si faccia onore all’estero, non può che  inorgoglirci e confermarci la bontà delle nostre impostazioni, che la sua personalità e capacità hanno saputo  mettere a profittio.Grazie  ed in bocca al lupo per la prossima stagione in Austria.

“Visitando Ellis Island ho provato ad immaginare cosa abbiano passato i nostri nonni o bis-nonni che, alla ricerca di una vita migliore, sbarcavano qui dopo settimane di nave e con semplicemente una valigia spesso mezza vuota o poco più, nella speranza di inseguire il tanto famoso “sogno Americano”, ovvero un lavoro sicuro, la villa in periferia e la macchina grande in garage.

I tempi cambiano ed alla nave si è sostituito l’aereo, alla valigia si sono sostituiti Trolley rimpilzati di souveniers e regali da riportare nel vecchio continente, spesso cose inutili, e la villa in periferia ha fatto posto al Football. Giá per me, e posso giurarlo per ogni persona coinvolta nell’ambiente, il Football Americano made in USA rimane il sogno nel cassetto. Per un appassionato, qualsiasi cosa che riguardi il Football e provenga dagli Stati Uniti viene considerata un cimelio, una cosa rara da conservare con estrema cura.

Con questo apprccio lo scorso febbraio conobbi, grazie al Camp organizzato da FIF, dei Coach Americani, apparentemente alcuni dei tanti, i quali congedandosi dissero la famosa frase: “Se qualcuno ci vuole venire a trovare, è il benvenuto”  senza pensare che forse nella platea si nascondeva qualche ragazzo determinato e con molta passione. Così dopo qualche scambio di email, mi trovo su un aereo diretto a Charlotte cercando di vivere, almeno per un attimo, il mio sogno Americano nella speranza di imparare qualcosa di utile da riportare in Europa per insegnarlo ai miei ragazzi.

Inutile descrivere l’emozione nell’entrare nel complesso della Byrnes High School dedicato al Football: Stadio da 10.000 posti, campo di allenamento, sala pesi, una sala video che farebbe invidia ad un cinema di periferia, altre 5 mini sale video suddivise per ruoli, indicate dal tappetino rigorosamente personalizzato. Un coaching staff di ben 13 persone, personale che cura i video. Sponsorizzazione Nike. “We are blessed” dice Coach Bentley “quasi nessuna scuola pubblica può vantare quello che noi abbiamo” continua. Ma tutto quello che hanno, lo hanno ottenuto con anni di sacrificio e lavoro duro. Basti pensare ai 7 titoli nazionali vinti negli ultimi 9 anni, ai numerosi giocatori che si sono guadagnati la borsa di studio al College, al C-Team (ragazzi di 15 anni) guidati da Coach G. che è imbattuto da tre stagioni di fila e non conosce rivali (28-0 il parziale).

Come entro in questo mondo, tutte le ore insonne a causa del Jetleg e dei trasferimenti vari, svaniscono e mi consentono di tirare sino all’una di notte studiando il loro prossimo rivale azione dopo azione, al rallentatore, mille volte, per cercare di carpire il più piccolo errore dell’avversario e come farglielo pagare caro. Già perché questo è il football. Rispetto dell’avversario a tal punto da studiarlo per 6 ore di fila.

E poi gli allenamenti tutti i giorni, sabato dopo la partita escluso, perché è solo tramite la ripetizione dei fondamentali, tramite la ripetizione del Game plan e lo studio della difesa avversaria, si può imparare qualche cosa. “Ragazzi, non credete che la vita sia diversa dal Football. Ogni cosa che volete la dovete conquistare, e per poterlo fare dovete lavorare duro” ripete il Coach ai suoi ragazzi, quasi come fosse un mantra.

Dopo 6 giorni tocca svegliarmi da questo sogno, è ora di imbarcarsi per tornare a casa. Tornerò a trovarli e nella speranza che siano ancora loro , prima a venire a trovare noi, dove sicuramente non si trova stesso livello tecnico d’oltreoceano, ma il campo rimane lungo 100 yards circa, la palla ovale e la voglia di far bene anche. Per ora quel sogno riposa nel cassetto, un cassetto di cui solo io ho la chiave. Un ringraziamento infine a chi mi ha fatto incontrare questi incredibili uomini, prima che coach in Italia, e a loro che mi hanno permesso di vivere questa indimenticabile esperienza. Ero già in debito con il football ora ho una cambiale che spero di riuscire a pagare nel corso della mia vita.

Coach Francesco Lanzani “