Il football è emozione

Ogni volta che mi chiedono che sport faccio, io rispondo “football”. Allora l’altra persona capisce sempre due cose o che gioco a calcio o a rubgy. Dopo un po’ di volte capita di arrabbiarci perché nessuno capisce ciò per cui noi facciamo seri sacrifici e ci alleniamo fino allo stremo delle forze. E’ normale che non sappiano di quello di cui parliamo, non è colpa loro, ma dell’informazione che la gente sente sullo sport. Quante volte troviamo sul giornale un articolo o una notizia al telegiornale che parla del football?? Solo poche eccezioni. Altre persone quando capiscono di ciò che parliamo pensano che sia uno sport come tutti gli altri, solo che è più facile farsi male. Come ci insegna l’esperienza non bisogna parlare di quello che non si conosce. Nessun’altro oltrechi lo pratica o lo ha praticato, sa cosa vuol dire entrare in campo, allenarsi e giocare a football. Ricordo ancora il giorno che sono entrato al Saini per informarmi sulla squadra ed eventualmente  per inscrivermi. Era l’ultimo martedì di preparazione in palestra, io rimasi sbigottito vedendo quelli che sarebbero diventati i miei futuri compagni. Erano tutti almeno il doppio di me ed erano nella fase del sollevamento pesi. Come primo impatto non era dei migliori, poiché non credevo di riuscire ad arrivare ai loro livelli. Al mio primo allenamento sul campo mi fecero provare come ricevitore. Un disastro. Nella traccia indicatami non presi la palla e stesi Bollo. Da li capii perché Big mi aveva già preposto in difesa. Duri furono gli allenamenti e le partite per tutto il campionato. Dopo tutto non è il massimo arrivare un mese prima che inizi il campionato della senior. Una delle più grandi emozioni la provai prima, durante e dopo la prima partita (fu un emozione unica). Eravamo contro i Gladiatori. Era improbabile  che mi facessero giocare e invece a due minuti dalla fine, ormai la partita era matematicamente persa, Red (per chi non lo sapesse era il nostro allenatore della difesa) mi fece entrare e tenere a uomo un ranning back. Tutta la notte precedente ero rimasto sul letto a fissare il soffitto e a immaginare quel momento. Grande fu la mia soddisfazione per  aver effettuato due, penso ottimi, placcaggi.. Da li Red mi fece giocare ogni partita. Un’altra grande emozione la ebbi durante la partita contro i Bobcats. Fu l’unica partita vinta quel campionato. Il coach  chiamò un blitz dei due line backers  esterni, tra cui c’ero anche io. Sbucare oltre la linea avversaria con solo il quarterback avversario con in mano la palla e vedere  ldalla parte opposta il mio comnpagno a sbarragli la strada fu  una bellissima visione. Il quarterback schivo il placcaggio di Gianluca (line backers), si girò verso di me x evitarmi. Appena voltatosi la faccia si riempi di paura, io ero già “in volo”. In quella occasione feci il mio primo sack e ricevetti il primo cuoricino sul casco… Ovviamente ogni partita, ogni azione è un emozione. Non solo per chi gioca, ma anche per gli allenatori che stanno a bordo campo e per il pubblico sugli spalti. Se le persone sapessero tutti gli sforzi fatti per poter giocare e tutte le emozioni che si provano, sicuramente il nostro sarebbe uno degli sport più praticati e sicuramente più seguiti.

Fra Mira