Un pensiero che si espande

Approfitto del fatto di non riuscire  ad avere il tempo materiale per scrivere stamani, per pubblicare un interessante pensiero, da noi  più volte espress, ripreso in un blog da poco aperto in rete da  Massimo Nobili

Lo sport come formazione

Posted by sporteducativo on settembre 26, 2011

Lo sport da sempre è sinonimo di aggregazione, sviluppo e formazione dell’individuo; una formazione che non interessa solo la fisicità della persona, ma che comprende altresì l’aspetto mentale e quello emotivo sino, talvolta, a coinvolgere le parti più profonde dell’individuo stesso. Lo sport dunque, in tal senso, non è solo l’attività che permette la liberazione della propria energia permettendo quel sano movimento corporeo che sta alla base della salute e del benessere fisico e mentale. Diventa anche una pratica educativa, attraverso la quale i giovani si confrontano con i propri coetanei, apprendendo e affinando Princìpi fondamentali per la loro crescita e lo sviluppo globale, imparando la collaborazione, la condivisione e il sano agonismo, quello teso al superamento dei propri limiti. Imparano inoltre a conoscersi maggiormente anche attraverso il valore della sconfitta… Lo sport, in definitiva, è una pratica educativa che si affianca (o almeno si dovrebbe affiancare) all’educazione impartita dalla famiglia e dalle istituzioni scolastiche. Ed è innegabile: l’individuo che da bambino o da ragazzo ha praticato dello sport e attraverso esso ha integrato una visione della società e delle relazioni umane, è spesso riconoscibile. Questo è ancora più evidente nelle Arti Marziali orientali, dove, insieme all’attività fisica e tecnica, elementi filosofici contribuiscono alla crescita dell’allievo. Il punto di riflessione però, non è sulla tipologia di sport praticato, ma sulla formazione degli insegnanti stessi. L’allievo è sempre lo specchio del maestro e il compito di ogni insegnante è un compito sostanzialmente formativo. Chi pratica sport e lo pratica con un minimo di agonismo, sa bene quanto la prestazione atletica non sia solo il frutto di un’adeguata preparazione fisica e tecnica. Per vincere una gara occorrono testa e cuore. E questi sono elementi che solo il buon insegnante, il Coach, è in grado di sviluppare. Lo sport praticato diventa sinonimo di crescita, di aggregazione, metafora della vita, dove quotidianamente si affrontano le sfide più importanti, dove si ottengono sconfitte e vittorie, dove è necessario imparare a superare limiti e paure, dove si impara a Vivere, a Sognare, a cercare di raggiungere gli obiettivi prefissati.Quale importanza dunque ricopre l’istruttore…!Non è sufficiente possedere grandi dote atletiche o tecniche. Non è sufficiente avere diplomi o brevetti.Chi ha gareggiato per vincere lo sa. Il corretto atteggiamento, la reale motivazione e il cuore che pulsa, sono i fattori che fanno la differenza in qualunque gara, in qualunque sport, in ogni tempo e in ogni luogo.Affinchè dunque i nostri giovani possano crescere con quei Valori e Princìpi che lo sport amatoriale e agonistico non esasperato può dare, è necessario formare degli allenatori, dei Coach che, al di là delle necessarie competenze tecniche, abbiano anche le seguenti peculiarità: la capacità di relazionarsi con le diverse tipologie di allievo, di individuarne limiti e punti di forza, di saper risolvere problemi fornendo le soluzioni sia a livello individuale che di squadra e trovando i punti di stimolo e di miglioramento che ogni atleta ha.Per essere un buon Coach, un buon allenatore, un buon insegnante e, in definitiva, un buon educatore (perché non dimentichiamo che una delle finalità più importanti che lo sport ha è proprio quella di educare), non è sufficiente essere stato un ottimo atleta o un campione, come non è sufficiente avere una formazione tecnica. La capacità di infondere forza, fiducia, consapevolezza, motivazione, la capacità di traslare l’attività sportiva nella vita quotidiana, di portare se stessi e ciò che si apprende nella vita di tutti i giorni, sono qualità che ogni buon istruttore dovrebbe avere e trasmettere, perché, in definitiva, quando la partita è terminata, le luci si spengono, gli spogliatoi si svuotano e le coppe rimangono su qualche mensola a testimoniare insieme alle foto un tempo passato (e per chi fa agonismo, il tempo passa ancora più in fretta..) quello che rimane è solo ciò che abbiamo imparato e ciò che ci portiamo dentro: il futuro è davanti a noi e mai dietro.Così, le Federazioni, le Società e persino i tecnici stessi, dovrebbero avere a cuore la crescita e lo sviluppo dei propri ragazzi, non solo le vittorie, perché queste sono spesso il logico risultato di un corretto lavoro fatto sugli atleti. Formare dunque gli Allenatori è fondamentale. La competenza tecnica deve essere integrata con competenze di Coaching, perché i nostri ragazzi possano diventare gli uomini e le donne del domani, magari con una medaglia in meno, ma con una capacità in più di affrontare la vita. Questa è la sfida più grande a cui un Allenatore è chiamato.