L’importante è giocare, o no?

Quante volte mi sono sentito rispondere cosi davanti a problemi generali di football. Quel ragazzo fa uso di sostanze anabolizzanti parlategli? Boh non è un problema mio, l’importante è giocare. Quell’allenatore ha fatto cose eticamente scorrette, si lo so è sbagliato, ma non è un problema mio, l’importante è giocare. Quella squadra non si sa come fa a prendere i soldi che spende? Non è un problema mio l’importante è giocare. Quando riportiamo questa filosofia di pensiero dal football alla vita, abbiamo episodi quali quelli degli ultimi giorni. Stanno picchiando una donna? Non è un problema mio, l’importante è vivere. Ho visto tutto ma non andrò a testimoniare perché la cosa non mi riguarda direttamente. Ecco, fin che le persone non capiranno che tutto quando succede intorno a noi ci riguarda, sarà difficile cambiare la situazione attuale del football, ma soprattutto sarà difficile tornare ad una società civile. Come ho sempre sostenuto, c’è un legame stretto tra quanto succede nelle federazioni e nei campi da gioco e la vita. Noi insegniamo ai ragazzi il senso di appartenenza ad una società e ad una federazione in base a valori che riteniamo sacrosanti ed è questo che speriamo che un giorno prevalga. I dirigenti scelgono le federazioni in base alla propria convenienza, o a quelli della propria società. Sono stufo di persone che mi scrivono o si dichiarano favorevoli al nostro progetto, ma che non hanno il coraggio di seguire la strada per affermarlo e sottostanno a situazioni non chiare. Campionati in cui si incontrano formazioni numericamente più adatte al calcio che non al football, solita raccolta di giocatori da squadre smembrate, si perché c’è una differenza tra chi ospita alcuni giocatori di squadre limitrofe per permettergli di fare esperienza, gesto nobile, e chi come al solito senza i giocatori, li va a sottrarre alle squadre limitrofe perché senza quelli non avrebbe il numero minimo per giocare. Non parlo di squadre neonate,ovviamente, parlo di squadre che dovrebbero avere capacità attrattive, in quanto partecipanti al “campionato dello spettacolo” quello dove giocano gli americani prezzolati, quelli che sottraggono risorse alle giovanili appunto, perché con la sola loro presenza, attireranno migliaia di giovani. I giovani sono attratti da persone serie, dai valori di questo sport a prescindere, valori che non sono incarnati da chi viene in Italia per qualche migliaia di euro,anche se segna dieci touch down a partita, ma da chi, per amore di questo sport sacrifica il proprio tempo e spesso i propri quattrini, per trasmettere la passione per la palla lunga un piede, e i valori che dovrebbero stargli dietro. Per questo siamo sicuri che il progetto dei Lancieri non potrà che crescere, per questo siamo orgogliosi di averli incontrati e battuti come fecero loro con noi tre anni fa. Loro capirono che il nostro progetto era serio e non si sono stupiti quando l’anno dopo ce la giocammo e quindi riuscimmo a batterli. Noi saremo felici di seguire anche la loro crescita. Con loro e con gli altri amici stiamo facendo lo stesso per la federazione, stiamo facendola crescere tutti insieme, applicando gli stessi principi che applichiamo alle nostro squadre. L’ultimo dato diffuso dalla federazione parla di oltre i trecento tesserati per le sole formazioni under 21, squadre vere, vive, che giocano in contemporanea dalla prima all’ultima giornata. Giocano in giornate e orari in cui i ragazzi non devono saltare scuola per poter partecipare, perché noi vogliamo diventare complementari allo studio e non alternativi. Si vogliamo giocare ma a delle condizioni, che sono le condizioni dello sport, in cui lealtà, rispetto, pari opportunità per tutti devono essere le basi, non degli optional. Cominciamo dal dire che non ci basta più giocare, cosi come non ci basta più sopravvivere, vogliamo impegnarci per una buona federazione per tutti, per impegnarci domani a contribuire a costruire, nel nostro piccolo, una realtà migliore nella vita, per tu