Archiviata la vittoria si continua a lavorare .
Preso atto della buona prestazione di domenica, visionati i filmati per meglio comprendere gli sbagli, già stasera si comincerà a lavorare per correggerli, in vista della trasferta di domenica a Novara. Malgrado il punteggio sia stato pesante per i Lancieri, tutti riferiscono di una buona squadra che ha tenuto bene il campo per tutto il primo tempo, riuscendo nell’impresa di segnare al debutto perfino una meta, cosa che in questo sport non è per niente facile. Solo la stanchezza e probabilmente un po’ di deconcentrazione nel finale ha punito oltre il meritato i rappresentanti dei Lancieri. La mia esperienza mi ha insegnato che nel football non ci sono mai partite facili o partite difficili, ma che esistono solo due tipi di partite: quelle vinte e quelle perse. Ovviamente tutte quelle vinte, dopo, sembrano facili, ma molte di quelle perse dopo lasciano tanti, troppi, rimpianti. Bene sono errori che distinguono una squadra più esperta da una meno. L’esperienza serve proprio a questo: per farti ricordare le volte che per deconcentrazione, perché hai sottovalutato l’avversario, perché hai pensato che bastava l’impegno dei tuoi compagni per vincere, che sei uscito sconfitto. L’esperienza deve servirti per insegnarti a dare sempre il massimo, con la massima concentrazione , non fosse altro per evitare stupidi infortuni, che la formula del campionato non ti permette di recuperare. Poche le partite di una competizione per permettersi di saltarne anche una sola. Pensate paragonando il calcio al football se un giocatore salta una partita in serie A di calcio perde i 3% della competizione, se lo fa un giocatore della NFL è circa 8%, se lo fa uno di noi ne perde il 20% . Questo è il motivo per il quale nel football non ci si può limitare ai due allenamenti settimanali, ma i giocatori stessi devono trovare il tempo per prepararsi atleticamente durante la stagione e collegialmente prima che questa cominci, con alcuni mesi di preparazione e potenziamento. Una buona e sana alimentazione, una vita regolata dovrebbero essere alla base degli obbiettivi di ogni atleta. Questo è uno dei motivi che ci spinge ormai da tempo a combattere per ottenere che nei curricula lavorativi venga inserito nei primi posti che tipo di sport si è praticato e a che livelli. Siamo stati già molto felici nel vedere questo tipo di riconoscimento tra i crediti scolastici degli studenti italiani, ora vorremmo anche che questo importante principio, sia esteso ai concorsi pubblici, per esempio, magari limitandolo al solo livello dilettantistico. Solo cosi lo sport avrà quel giusto riconoscimento di materia complementare allo studio e all’insegnamento e non sentiremo più i genitori che, anziché incentivare i figli allo sport, alle prime difficoltà scolastiche li levano da un importante supporto che avrebbe potuto aiutarli nell’educarli alla concentrazione e alla disciplina, facendoli divertire. Il pensare che solo ciò che è noioso sia utile è un grave errore. E’ come pensare che solo la medicina amare sia terapeutica. Si può studiare volentieri e si può imparare a stare con gli altri e a migliorare le proprie capacità divertendosi. Sarà per questi motivi che i nostri settori giovanili sono così in crescita? Mi auguro di si. Vi invito quindi a impegnarvi perché si cominci a richiedere anche non solo le esperienza lavorativa o scolastica ma anche che sport si è praticato e a che livello prima di valutare un candidato per assumerlo.