Rams is enough!

Una nuova generazione di Rams scenderà oggi in campo. Come sempre alcuni tra qualche settimana smetteranno di giocare ritenendo il football troppo duro per loro, altri fatte le fotografie in panchina, acquisita la possibilità di raccontare a parenti e amici storie incredibili sulla loro carriera agonistica, mi spiegheranno che vorrebbero continuare, ma che proprio non ce la fanno per impegni inderogabili che neanche Marchionni.., ma altri , altri saranno contagiati dal morbo del Football. Un virus per il quale chi è colpito non riuscirà a guarire mai. La possibilità che questo sport ti da, le similitudini che riscopri tra il campo e la vita fanno si che per tutta la tua esistenza passerai il tempo a chiederti come mai la vita non impara le regole dal football? Niente tasche nella divisa da gioco, altrove puoi compare qualcosa, sul campo conti solo tu, tu e i tuoi compagni, tu vali per quanto vali, non per quanto possiedi. . Nessun cognome è più importante di un altro, anzi spesso si usano soprannomi. Nessuno viene discriminato perché bello o brutto, c’è il paraspalle, il parafianchi e la maschera del casco a parificare le sembianze, no il giudizio si forma dall’impegno, determinazione, spirito di sacrificio, sopportazione del dolore che uno ci mette. In quale altro momento della nostra esistenza possiamo pensare di essere valutati per gli stessi motivi? Mi ricordo di giocatori che spostavano gli armadi perché non avevano i soldi per andare in palestra, di ragazzi, me compreso , che non avevano la tutina idrorepellente ultima moda, ma si accontentavano fare tre buchi in un sacco della spazzatura e di infilarselo, ma sul campo nessuno si accorgeva di queste cose. I vestiti poi erano uguali per tutti, cambiava solo il colore della maglia ed anche la lingua veniva usata poco, anzi meno si parlava meglio era. Fatti non parole, lavoro di squadra, condivisione, soddisfazione.
Chi capisce questo, capisce perché molti coach negli States malgrado offerte vantaggiose preferiscono rimanere nei college dove i ragazzi giocano per questi valori e non per lauti stipendi come nei pro. In Italia, nel nostro piccolo, si può capire perché molti dirigenti e coach svolgano il loro compito senza compenso economico. Perfino Sam Rutigliano quando venne da noi venne per il solo piacere di trasmetterci quel famoso virus, lui che quell’anno era pagato milioni di dollari, e dovunque andasse aveva un cachet, essendo stato il miglior coach dell’anno nella NFL. Si da noi si gioca per la maglia, per i compagni e per se stessi, perché solo facendo le prime due cose si crescerà, si imparerà che la lealtà è un valore e nessuno vuole sporcare la conquista della squadra con un gesto sleale o scorretto, nessuno vuole privare la squadra di una conquista meritata perché qualcosa di scorretto è stato utilizzato, per questo anche il doping è fuori dalle nostre corde. Si siamo i Rams, siamo abituati a combattere, a guadagnarci centimetri contro tutti e contro tutto, ma siamo abituati a farlo con le nostre forze, lealmente, a viso aperto guardando negli occhi i nostri avversari e se non ci riusciamo sappiamo che dovremo lavorare di più e meglio perché la vittoria o la sconfitta dipende solo da noi. Affrontare i Rams non è mai stata una passeggiata per nessuno, nemmeno quando giocavamo in serie A con la giovanile, ci hanno sconfitto ma sempre rispettato. Si una nuova generazione di Rams oggi scenderà in campo, qualcuno più anziano cercherà di spiegarlo ai debuttanti inutilmente, lo sanno già, hanno già capito che c’è un solo messaggio che dal campo alla vita unisce chiunque vesta o abbia vestito questa maglia: “LA GENTE COME NOI NON MOLLA MAI”