5. La gente è la nostra massima risorsa
Il quinto articolo della serie di sette che ho deciso di scrivere è quello che con più facilità mi ha permesso di trovare analogie col football americano, per l’evidente motivo che chiunque abbia giocato e si sia soffermato ad analizzare una partita ha potuto notare quanto sia affascinante la dinamica delle interazioni di gruppo e quanto sia complessa da gestire; un gruppo di persone con diversi caratteri, diverse abilità, inclinazioni e difetti che prova a collaborare per ottenere in cambio soddisfazioni che in nessun altro posto può trovare. Le dinamiche di comportamento del gruppo sono state ampiamente analizzate da psicologi, sociologi, antropologi, proprio perché qualsiasi passo verso una più profonda comprensione di quest’elemento è davvero una conquista di risorse di impareggiabile valore. Chi impara a gestire le persone, chi ha il raro dono di comprendere e conoscere una persona dopo cinque minuti che vi parla quello è davvero un genio, e ha un potere nelle sue mani impareggiabile. Diverso tempo fa, parlando con un americano coinvolto in politica ai tempi George Bush, iniziammo a discutere riguardo alla serie di errori, gaffe, crisi politiche di cui Bush era accusato durante il suo mandato (ad esempio riguardo all’uragano Katrina, l’undici settembre o la guerra in Iraq) e mi colpì tantissimo la spiegazione che mi diede per giustificare il tutto. Secondo lui – è necessario dire che era un’opinione evidentemente di parte – il problema non stava nella persona di Bush, nella sua stupidità o intelligenza nell’agire, ma piuttosto nel fatto che aveva commesso degli errori nel scegliere le persone che lo circondavano e che costituivano di fatto il suo potere esecutivo. In sostanza il mio amico pensava che il problema non stesse nella sua incapacità di prendere le decisioni ottimali, ma in quella di non sapere scegliere le persone giuste al suo fianco che potevano consigliarlo efficacemente al governo. Tutto ciò dimostra quanto sia radicata nella mentalità americana l’idea delle persone come risorsa. Peraltro, il termine “risorsa umana” in ambito lavorativo è qualcosa che di certo non appartiene alla cultura europea, ma viene da oltreoceano come traduzione di “human resources” e che oggigiorno è usato al posto del desueto termine “ufficio del personale”. L’uomo di successo è quello che capisce come la gente intorno a lui sia la migliore delle risorse. Un buon capitano conosce i suoi ragazzi per nome, per cognome e soprannome, sa i loro punti deboli, i loro punti di forza, sa come ragionano e come si comportano di fronte a certi stimoli. La squadra non è la somma delle sue componenti, ma è qualcosa di estremamente più forte, e la cui forza può essere amplificata se si governano propriamente le dinamiche al suo interno. Il football americano può essere per chi gioca una palestra di impareggiabile valore da questo punto di vista: imparare a gestire i propri compagni di squadra ci può aiutare poi ad esempio anche in azienda. Purtroppo non sempre veniamo stimolati a sviluppare queste capacità, soprattutto a livello della formazione scolastica, anche se si vedono miglioramenti. Ho personalmente notato e discusso con professori universitari la tendenza che c’è da un po’ di anni a questa parte a enfatizzare il lavoro di gruppo piuttosto che lo studio individuale; in questo senso il carico di studio personale, quello cioè fra studente e libro e appunti, viene diminuito progressivamente a fronte di un aumento di progetti, lavori, esercizi fatti in gruppo. Questa tendenza, che in Italia come molte altre cose arriva in ritardo (perché già estremamente diffusa in America e nel resto dell’Europa), permette di confrontarsi con problematiche completamente nuove che necessariamente poi si affrontano anche al lavoro e che noi ogni martedì e giovedì vediamo sul campo. Problemi quali un compagno che vuole decidere tutto, o uno che non fa niente, la mancanza di tempo per coordinarsi o la complessità dell’argomento da approfondire. Ricorderò sempre un responsabile del personale che durante una presentazione raccontava di come avessero dovuto ricollocare un chimico che a livello accademico e scientifico aveva ottenuto importantissimi riconoscimenti, ma che non era capace di lavorare in gruppo con gli altri suoi colleghi. Oggigiorno siamo in una società che sempre meno lascia spazio al genio individuale come un Edison o un Curie che da solo scopre la formula rivoluzionaria, siamo infatti ad un livello di complessità tale nella gestione della vita ordinaria che difficilmente può essere padroneggiato da un unico cervello. E’ così per tutti i campi del business, per lo sport, per la scienza e l’arte, ed è secondo me un trend inarrestabile cavalcabile solo da chi sa gestire bene la persone che lo affiancano. Per questo è importantissimo il lavoro che noi ad ogni allenamento e ad ogni partita portiamo avanti, i Rams sono consapevoli che in campo non hanno solo la responsabilità di avere sufficiente fiato per fare meta, ma anche quella di imparare ogni giorno qualcosa che può renderci più forti là dove ci sono le vere battaglie, cioè nella vita di ogni giorno. La pubblicità ti vorrebbe grasso, spendaccione e mangione, ma i Rams ti insegnano a stare in forma; se il lavoro ti vuole sottomesso, i Rams ti insegnano ad essere coraggioso; se la vita vuole metterti ko, i Rams ti insegneranno a non cedere. Se la scuola non ti insegna cos’è il lavoro di gruppo, non c’è problema: nei Rams imparerai cos’è.
Il Pensiero di HP
di Dario D’Ambrosio