Tutti a l’Aquila

Ci sono cose che uno non finirebbe mai di raccontare, come il football day di Pontremoli e altre che non vorrebbe mai raccontare, ma è mio dovere spiegarvi e condividere con voi cosa è realmente l’Aquila. La televisione, internet i films catastrofici, ci hanno abituato a vedere una realtà virtuale che poco ci ferisce. Ci spaventa lo spazio della visione, ma poi il commento degli spettatori si limita alla bellezza delle ripresa e a quanto siano più o meno verosimili le immagini. Visitando l’Aquila si ha la reale dimensione di cosa sia un terremoto: edifici distrutti, edifici in piedi ma inaccessibili, edifici pericolanti, ma una delle cose che più mi ha impressionato è vedere il pavimento in pavè di una strada esploso dopo la torsione della terra. Mi sono immaginato mentre tornando da scuola improvvisamente il pavè si alza ed esplode lanciando il porfido verso l’alto, e da quel momento tutto ciò che possiedi sono i vestiti che indossi e i libri che hai con te. Nemmeno sui tuoi affetti puoi contare, perché non sai chi è sopravvissuto all’evento. Pensando ai libri, mi è venuta in mente una versione di latino di Cicerone, che parlava delle vere ricchezze. Raccontava di nobili romani che a bordo di una nave attraversavano il mediterraneo e durante il tragitto facevano naufragio, perdendo tutte le ricchezze che avevano portato con loro, proprio per paura di perderle lasciandole a casa. Sulla spiaggia chiesero ad un filosofo che era naufragato con loro come mai sembrasse comunque sereno malgrado anche lui avesse perso i bagagli. La risposta fu semplice: perché le sue ricchezze essendo interiori erano sempre con lui. L’immagine che ho avuto degli Aquilani è stata una via di mezzo, un popolo ferito per aver dovuto fare i conti con una natura che ha reclamato un prezzo altissimo, ma una popolazione ricca di sentimenti,di forza, di dignità. Un popolo al quale mi piacerebbe che il mondo del football tutto, facesse sapere che esiste un’altra ricchezza che il terremoto non potrà mai portare via, ed è la solidarietà e l’empatia che sapremo dimostrare. Si, uniti prescindendo dalle squadre, magari anche dalle federazioni, a mostrare a chi ce lo sta insegnando, come anche nello sport si cade e ci si rialza, si viene placcati e si è pronti a correre di nuovo, ci si batte per vincere rispettandosi reciprocamente, si è colpiti duri, ma come, con l’aiuto dei compagni, si riesce a superare il dolore. So che sto accostando ferite immense e dolori immani, a colpi sportivi e vorrei poter fare di più. Vorrei riuscire a spiegare meglio quello che ho visto e apprezzo quanto fatto dal Maestro Viola nel suo quadro che riesce a rendere in una pennellata quello che io ho visto.
Quella cascata di morti da lui dipinti è veramente impressionante. A questa obiezione un aquilano ha risposto, guardi che la realtà è stata anche peggio. L’azzurro intenso nella parte alta del suo quadro ci da un segnale di speranza forte. Non sarà certo il football a risolvere i problemi degli aquilani ma una popolazione che si muove e va all’Aquila, insieme, a godere di un evento sportivo, in uno stadio rimasto illeso è comunque un segnale che la vita continua e da un senso al fatto che proprio lo stadio non sia stato lesionato. Vi allego alcune foto scusandomi per la qualità e da oggi in poi parleremo solo dell’Aquila come di una città che con l’aiuto di tutti va verso la normalizzazione. Anche io come gli aquilani terrò il magone per quanto ho visto nel mio cuore e rispetterò la loro dignità. Spero di vedervi in uno stadio pieno dove l’unica cosa importante sarà la vittoria dello sport: “Un touch down per l’Aquila” che tutti insieme possiamo segnare.