Sono più bravi

Ecco una dichiarazione che raramente leggiamo o sentiamo dire. Eppure è proprio quello che quasi sempre succede in una competizione quando uno vince ed uno perde. Ormai nel mondo attuale, la mancanza di umiltà, la mancata accettazione della sconfitta come parte della competizione, il limite che le nostre capacità ci pongono diventano cose inaccettabili, per cui siamo convinti che noi saremmo in grado di fare qualsiasi cosa se ne avessimo voglia. Ora io sono certamente un cultore del credo: “volere è potere”, ma sono anche consapevole dei limiti che la natura mi ha imposto e seppure cerchi di superarli ogni giorno so che esistono e li accetto con serenità. Sono stato abituato a perdere, ad ubbidire e a considerare questi due gesti come due componenti essenziali per imparare a vincere e a comandare. Quando potevo scegliere se partecipare ad una competizione a cui avrei potuto probabilmente vincere, in quanto gli avversari erano inferiori, o ad una competizione in cui avrei giocato o mi sarei misurato con avversari nettamente più forti e dai quali avrei potuto imparare molto e più in fretta, o sempre scelto la seconda ipotesi, imparando a gioire anche per il raggiungimento di obbiettivi intermedi sia pure nella sconfitta. Questo modo di approcciare il problema mi ha permesso di imparare tantissimo da tutti, ma mi ha anche insegnato a riconoscere i futuri vincenti e ad aiutarmi nel scegliere i giocatori per la mia squadra, riconoscendo quelli che avevano voglia di imparare, da quelli che dopo poco tempo pensavano di sapere tutto e li si sarebbero fermati, inventando davanti ad ogni sconfitta la scusa più credibile a giustificarla. In quei casi ho apprezzato la fantasia del nostro popolo che riesce sempre a giudicare ogni competizione riducendola ad un singolo episodio e ricavando certezze da ipotesi fantasiose. Se ci avessero dato il rigore al 5 minuto non avremmo perso 5 a zero. Di come hanno giocato per 90 minuti, se il rigore sarebbe stato trasformato e via dicendo nessuno vuole ragionare, nessuno analizza un evento nel suo complesso e solo dopo nei particolari. Quello che spaventa è che il medesimo metodo viene utilizzato anche in campi ben più importanti. Così l’utilizzo delle lacche per 30 anni poterà all’innalzamento della temperatura del pianeta, che esiste da qualche milione di anni, e per cui siccità. Tre mesi dopo scopriamo che mai come quest’anno è piovuto e allora giù con nuove certezze basate sul nulla. Il rispetto del nostro mondo nasce anche dal rispetto di noi stessi, dei nostri interlocutori, delle regole e dall’accettazione che non siamo onnipotenti, siamo imperfetti, possiamo sforzarci per migliorare ma questo non ci garantisce di diventare dei fenomeni ma solo un po’ migliori del giorno prima e questo processo sarà più veloce se accetteremo, non solo di misurarci con chi è già migliore, ma anche di accettare che ci insegni e non pensare che sia un caso che venga riconosciuto come migliori ma che sia dovuto al fatto che al momento sono nigliori.