E’ giusto mandare il calcio in prima serata?
Siamo stufi come cittadini e come sportivi di dover assistere ormai quotidianamente a scene di violenza gratuita mascherata da sport. Siamo ormai giunti ad un punto in cui le partite di calcio andrebbero segnalate come trasmissioni non adatte ai bambini, ne ad adolescenti non accompagnati da genitori, che spieghino come i cazzotti, i sotterfugi, i continui gesti sleali nulla hanno a che vedere con lo sport. Il calcio a quei livelli dovrebbe essere uno spettacolo. Purtroppo è un brutto spettacolo. La cosa tragica è che nessuno si ribelli a quella che a nostro avviso debba essere considerata uno truffa a tutti gli effetti. Gli spettatori pagano e pagano profumatamente per vedere giocare a calcio per 90 minuti e per vedere ventidue giocatori sul campo. Purtroppo troppo spesso tutto questo non accade nella convinzione che agli spettatori basti accontentarsi della vittoria della propria squadra. Tutto questo poteva funzionare al limite quando ci si poteva identificare nei campioni leali e corretti che faticavano dopo il lavoro per rappresentare la propria squadra, oggi è ormai ridotto ad un colossale bufala. Gente viziata, spesso sleale, con stipendi milionari, che si applicano due ore al giorno e neanche tutti i giorni, che per fare qualsiasi cosa mandano avanti il loro agente a trattare il compenso. Difficilmente appaiono come eroi o come esempi da copiare. Veramente siamo ridotti a desiderare per nostro figlio quel futuro? Veramente lo sport deve servire a questo? No, noi siamo convinti che lo sport è e deve essere formazione, preparazione alle difficoltà della vita. Se lo studio deve servire a darci gli strumenti e le nozioni, lo sport deve insegnarci a vincere la fatica, ad impegnarci per migliorare a tenerci in una forma fisica accettabile, che vorrà dire una nazione più sana, ad accettare la sconfitta come una delle facce della stessa medaglia, alla disciplina ed al rispetto dell’avversario. Sono orgoglioso della stagione che i Rams hanno condotto quest’anno. Qualcuno, ironizzando, ci ha definito ottimi incassatori, io so che a noi come a tutti non piace perdere. Io so quanto i ragazzi si sono impegnati per ottenere dei buoni risultati, ma proprio questo impegno, proprio lo stare insieme e il farlo seguendo le regole ci ha insegnato ad accettare la sconfitta, senza trovare colpevoli se non in noi stessi. Non abbiamo mai discusso con gli arbitri accettando le loro decisioni e i loro errori, esattamente come abbiamo accettato i nostri errori, consapevoli che saranno sicuramente stati commessi, ambedue, anche quando abbiamo vinto. Ci siamo complimentati con gli avversari quando abbiamo perso, anche quando questi ci hanno deriso a parole o con comportamenti irridenti. Non ci riteniamo una squadra di perdenti consideriamo perdenti tutti quelli che non sanno perdere e quelli che non sanno vincere. Ci vuole molto più autocontrollo per accettare, pur essendosi molto impegnati, di venire derisi perché le proprie prestazioni sono risultate inferiori a quelle dell’avversario, ma non c’è uno dei miei ragazzi che non vorrei a fianco in un momento di difficoltà. Domenica giocheremo l’ultima di campionato, la giocheremo con un nuovo quarterback che dopo il debutto a Napoli, a seguito dell’infortunio di Mattia, giocherà la sua prima partita dall’inizio. La giocheremo sapendo di non poterla vincere, ma faremo tutto quanto è in nostro potere per cercare di vincerla per onorare noi stessi, i nostri compagni, la nostra squadra. Qualsiasi cosa succederà usciremo dal campo sorridenti perché abbiamo fatto appieno il nostro dovere, la nostra vittoria l’abbiamo già ottenuta, quando siamo aumentati in tesserati in modo esponenziale, quando siamo riusciti senza sponsor a pagare per tempo tutto quanto ci è stato richiesto e ad onorare ogni impegno che avevamo sottoscritto, a non mollare mai. Si mai come quest’anno:”La gente come noi non molla mai”. Si siamo i Rams quelli che sorridono anche quando perdono, riconoscendo la superiorità dell’avversario in quella occasione ed accettando il verdetto del campo. Questo è lo sport o per lo meno il nostro modo di concepirlo.