Ieri pensavo come era difficile riuscire a non farsi contaminare dai giudizi esterni. Domenica ovviamente ero molto contento, ma non per a vittoria, per come si era espressa la squadra, ma ero anche convinto perché avevamo condiviso in campo la nostra filosofia con una squadra di persone che la pensavano come noi. La cosa più bella che mi ha gratificato e rincuorato è stato il comportamento tenuto da due giocatori durante la partita. In una azione del nostro attacco, un giocatore della linea di Parma commetteva una brutta scorrettezza, non vista dall’arbitro. Il giocatore Rams che la aveva subita mi chiedeva il permesso di poter esercitare con i suoi compagni di reparto una giustizia sommaria nello schema successivo. Io decidevo di rimandare la punizione in quanto avevo visto l’intenzione del giocatore dei Bob Cats di lasciare il terreno di gioco, subito dopo il fallo, convinto di essere stato sanzionato e di essersi meritato tale punizione, accortosi che così non era rientrava in campo. Ero per cui propenso a pensare ad un momento di black out agonistico, e non ad una reale volontà di essere scorretto. Il nostro giocatore obbedisce al mio ordine e si limita ad insulti sommari, mentre io ricordo al giocatore dei Bob Cats, dalla panchina, che il suo comportamento non era degno di lui e non gli faceva onore. Finisce la partita ed ambedue i giocatori erano sinceramente mortificati per i loro reciproci comportamenti. Il difensore scusandosi si giustificava per ...
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