Due dei titoli vinti dai Rams
Ero già contento per andare a Orlando, quando ieri su face book mi raggiunge un messaggio di Tarek che mi da il suo numero di telefono. Apprendo cosi che il nostro centro della giovanile prima e della prima squadra poi, degli anni 82-85 è ora professore universitario all’Università di Orlando. Già sapevo della possibilità di incontrare, se il lavoro glielo avesse consentito, Randy, amico e giocatore che conobbi e a cui insegnai a giocare al camp di Caspoggio, che seguii poi nei Lugano Seagullis, quindi nei Rams, che fatto il salto oltreoceano, si perfezionò fino ad arrivare a vestire la maglia degli Eagles di Philadelfia e di molte altre squadre di leghe minori professioniste. Attualmente gioca ancora per divertimento nei California Thunder, ma lavora a Los Angeles e ogni tanto fa anche l’attore. Quale gioia maggiore che rivedere due amici e compagni di squadra? Be non vi nascondo che, per quanto mi riguarda, solo queste due storie basterebbero a giustificare gli sforzi che molti di noi hanno fatto e stanno rifacendo perché i Rams possano esistere e rimanere uguali a se stessi. Si probabilmente se avessimo scelto di investire anni fa su qualche americano anziché sui nostri giovani ci saremmo potuti vantare di avere giocato dei Super Bowl, forse.., magari anche di averli vinti, forse… ma la nostra scelta fu diversa ed io oggi credo che loro due come molti altri siano a buon diritto fra i nostri titoli. Molti altri hanno vinto e oggi sono felici padri di famiglia e ognuno di loro non nasconde l’importanza che la squadra ha avuto nella propria formazione. Capisco che nel momento in cui la filosofia dilagante sia vincere a qualunque costo e con qualunque mezzo, quelli come noi che si accontentano di fare il massimo e anche di più per provarci, ma solo ed esclusivamente con i propri mezzi e le proprie capacità, e che soprattutto accettino anche la sconfitta come un mezzo di crescita, sembrino dei marziani, ma questa è stata e sarà il nostro modo di concepire e vedere lo sport. Probabilmente siamo dei megalomani che crediamo che con un duro lavoro nessun traguardo ci è negato. Salvo poi scontrarci con realtà diverse, ma siamo consapevoli che questo sport non può essere il nostro fine, ma un mezzo per crescere, per imparare a soffrire, per imparare a stringere i denti e ad andare avanti, per sorridere anche quando non vorremmo, per dare coraggio e forza ad un nostro compagno, quando lo vediamo in difficoltà, per confessargli poi le nostre quando lo vediamo rincuorato. Sono convinto che questa modo di pensare stia prendendo sempre più piede, ho visto in molti dei nostri avversari in Federazione, la stessa convinzione, Parma, Varese, Gallarate ecc.. In tutte le nostre squadre la scelta di rinunciare agli americani magari terrà lontano quelli che si avvicinano al football per vedere il fenomeno che fa il funambolo, ma avvicinerà tutti quelli che apprezzeranno i sacrifici che i ragazzi fanno per conquistare una yard o dieci, pagando prezzi importanti, ma acquisendo la convinzione che con una dura preparazione e con il sostegno e l’aiuto di una squadra si possono raggiungere traguardi impensabili: il superamento dei propri limiti. Inoltre tenendo contenuti i costi siamo sicuri che potremo continuare a farlo per molto tempo, in fondo abbiamo sempre giocato per il piacere di farlo e non per divertire qualcuno ed è sempre stato questo nostro modo di fare sport che ha richiamato tanta gente stufa di vedere i fenomeni. Noi apparteniamo a quelle persone che non vogliono essere pagate per fare ciò che hanno voglia di fare, siamo quelli che hanno lottato per riuscire a farlo. Si forse la differenza tra gli anni 80 e oggi è che noi per giocare ci siamo dovuti inventare tutto, i ragazzi d’oggi hanno trovato tutto pronto e non sempre sanno apprezzarlo. Si in questi giorni sarò orgoglioso di poter abbracciare due amici che i loro limiti li hanno superati e che non si sono ancora fermati, che non rilasciano autografi ma esempi.